Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 17,5-10.
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore:
«Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe».
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?
Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
«Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe».
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?
Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
La liturgia di oggi ci offre una messaggio di speranza che scaturisce dalla forza di chi ha fede.
La prima lettura ci presenta il profeta Abacuc, il quale sconcertato e scoraggiato dalla situazione
angosciosa in cui versa la nazione giudaica, rivolge a Dio il suo lamento, supplicandolo a nome del
suo popolo, di soccorrerlo e salvarlo prontamente.
Dio risponde con un oracolo profetico che annuncia: “il giusto vivrà per la sua fede, mentre
soccombe colui che non ha l’animo retto”. L’ordine da parte di Jahvè di scrivere l’oracolo significa
il suo impegno di realizzarlo con assoluta certezza.
Egli però richiede una adesione totale alla sua Parola, come Abramo, Mosè, la vergine Maria.
È vero che Dio promette, ma Egli chiede una lunga e paziente attesa da vivere nella fiduciosa
certezza che non si sarà ingannati.
Lo stesso messaggio viene ripreso dal brano evangelico di Luca. L’evangelista ci presenta la
potenza di chi ha fede e l’atteggiamento di umiltà che deve accompagnare il discepolo
nell’adempimento del proprio dovere.
Dalle precedenti istruzioni di Gesù, gli Apostoli comprendono che è impossibile seguirlo attuando
le sue esigenze così radicali senza il dono di una fede superiore. Questo è il motivo per cui lo
supplicano: “Signore aumenta la nostra fede”. La crescita nella fede va invocata: è un dono del
Signore risorto che rende capaci i suoi discepoli di accogliere nella vita l’amore di Dio e la grazia
della salvezza.
Così anche le immagini paradossali del granello di senape e dell’albero trapiantato nel mare,
manifestano la potenza invincibile della fede. Non è tanto la quantità della fede ma la qualità.
La parabola del servo, il quale dopo aver compiuto fino in fondo il suo dovere, deve riconoscersi un
servo inutile, è un altro esempio che Gesù usa per insegnarci che nessuno, neppure il discepolo più
fedele, attento e generoso, può vantare alcun diritto di fronte a Dio. Tutto è dono gratuito della Sua
divina bontà.
Il cristiano si deve fidare di Dio e a Lui si deve affidare. Ecco perché l’Apostolo Paolo nella
seconda lettura, esorta Timoteo a ravvivare il dono di Dio ricevuto mediante l’imposizione delle
mani e a conservare il “deposito della fede”, testimoniandola con coraggio. Il messaggio, non è solo
per chi ha ricevuto un mandato di governo nella chiesa, ma anche per ciascuno di noi che deve
essere vigilante per aderire pienamente a Cristo e avere la forza di attuare la fede davanti al mondo.
Ecco che con la chiesa anche noi ti chiediamo Padre di donarci l'umiltà del cuore, perché
cooperando con tutte le nostre forze alla crescita del tuo regno, ci riconosciamo servi inutili, che tu
hai chiamato a rivelare le meraviglie del tuo amore.
La prima lettura ci presenta il profeta Abacuc, il quale sconcertato e scoraggiato dalla situazione
angosciosa in cui versa la nazione giudaica, rivolge a Dio il suo lamento, supplicandolo a nome del
suo popolo, di soccorrerlo e salvarlo prontamente.
Dio risponde con un oracolo profetico che annuncia: “il giusto vivrà per la sua fede, mentre
soccombe colui che non ha l’animo retto”. L’ordine da parte di Jahvè di scrivere l’oracolo significa
il suo impegno di realizzarlo con assoluta certezza.
Egli però richiede una adesione totale alla sua Parola, come Abramo, Mosè, la vergine Maria.
È vero che Dio promette, ma Egli chiede una lunga e paziente attesa da vivere nella fiduciosa
certezza che non si sarà ingannati.
Lo stesso messaggio viene ripreso dal brano evangelico di Luca. L’evangelista ci presenta la
potenza di chi ha fede e l’atteggiamento di umiltà che deve accompagnare il discepolo
nell’adempimento del proprio dovere.
Dalle precedenti istruzioni di Gesù, gli Apostoli comprendono che è impossibile seguirlo attuando
le sue esigenze così radicali senza il dono di una fede superiore. Questo è il motivo per cui lo
supplicano: “Signore aumenta la nostra fede”. La crescita nella fede va invocata: è un dono del
Signore risorto che rende capaci i suoi discepoli di accogliere nella vita l’amore di Dio e la grazia
della salvezza.
Così anche le immagini paradossali del granello di senape e dell’albero trapiantato nel mare,
manifestano la potenza invincibile della fede. Non è tanto la quantità della fede ma la qualità.
La parabola del servo, il quale dopo aver compiuto fino in fondo il suo dovere, deve riconoscersi un
servo inutile, è un altro esempio che Gesù usa per insegnarci che nessuno, neppure il discepolo più
fedele, attento e generoso, può vantare alcun diritto di fronte a Dio. Tutto è dono gratuito della Sua
divina bontà.
Il cristiano si deve fidare di Dio e a Lui si deve affidare. Ecco perché l’Apostolo Paolo nella
seconda lettura, esorta Timoteo a ravvivare il dono di Dio ricevuto mediante l’imposizione delle
mani e a conservare il “deposito della fede”, testimoniandola con coraggio. Il messaggio, non è solo
per chi ha ricevuto un mandato di governo nella chiesa, ma anche per ciascuno di noi che deve
essere vigilante per aderire pienamente a Cristo e avere la forza di attuare la fede davanti al mondo.
Ecco che con la chiesa anche noi ti chiediamo Padre di donarci l'umiltà del cuore, perché
cooperando con tutte le nostre forze alla crescita del tuo regno, ci riconosciamo servi inutili, che tu
hai chiamato a rivelare le meraviglie del tuo amore.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate