Il volume “Grandatis antiquitas” presenta quanto d’inedito è stato possibile accertare a seguito degli interventi, di restauro e di riqualificazione, condotti recentemente nel santuario mariano, a Grandate. La presente pubblicazione costituisce una sorta di ideale continuazione con quanto lo stesso autore ebbe ad esporre in un altro libro, edito un quarto di secondo addietro, avente pure come oggetto di studio questa venerata chiesa dedicata alla Madonna; all’epoca, tuttavia, una rilevante parte dell’antichità della Santa Maria risultava ancora celata: sia perché conservatasi in profondità sotto la pavimentazione del tempio, sia in quanto coperta dalle intonacatore stese tardivamente sugli alzati architettonici odierni.
Le indagini scientifiche hanno ora messo in luce, fra l’altro, un tratto di quel vetusto tracciato viario, facente parte della strada consolare romana che metteva in comunicazione Milano con Como (per proseguire a nord verso i territori retici): strada che assunse particolare importanza all’epoca in cui Mediolanum era divenuta la capitale dell’impero. (296-402 D.C.)
Fra le scoperte effettuate dallo studioso va inoltre annoverato il riconoscimento dei resti di una poderosa postazione militare, già eretta a sorveglianza dell’antica via Mediolanum-Comum, quando sempre più incombeva il pericolo dell’invasione da parte dei popoli barbarici: il complesso, dotato pure di una possente torre a pianta quadrata, fisici e parte del sistema fortificato dei laghi lombardi nell’epoca tardo antica.
A tale fortificazione venne presto ad addossarsi un primo sacello cristiano: un piccolo oracolum a pianta quadrata, quale significativa testimonianza della iniziale fase di evangelizzazione di queste plaghe; l’edificio, del quale sono emersi resti perimetrali, già precocemente dovette essere dedicato alla Madonna, così come si verificò nel caso di svariati tempietti coevi.
Dopo il periodo storico che segnò la decadenza della locale fortificazione, la devozione locale, ormai affermatesi, nei confronti di Maria Santissima indusse alla decisione di realizzare un primo cospicuo ingrandimento dell’originario tempietto cristiano: venne così eretta la Chiesa Mariana di epoca alto medioevale. Si trattò di una chiesa isolata e lontana dal borgo storico di Grandate, chiusa frontalmente (alla stessa stregua di varia di edifici campestri) da una robusta cancellata in ferro. Di questo oratorio sono immersi i precisi resti del suo contorno. Per un certo periodo, a partire dal tardomedioevo, la Santa Maria assunse il titolo di parrocchiale del territorio grandatese: venne così ulteriormente ampliata, decorata, dotata di una prima sagrestia e, accanto, fu edificata la casa di residenza del parroco. Fra le testimonianze figurative conservatesi di tale fase storica vanno ricordati per lo meno un raffinato rilievo marmoreo trecentesco, di forma circolare, con l’effigie della Vergine e un affresco del 1470, pure a soggetto mariano.
Dall’inizio del seicento, sempre in ragione della crescente devozione verso questo luogo sacro, si principiò a ricostruire integralmente, in forme sempre più ampie, tutto l’edificio ecclesiastico: il lavoro, che si protrasse in più fasi per un secolo e mezzo, ha portato la chiesa alle sue forme attuali.
Chiunque fosse interessato ad acquistare copie del libro “Grandatis antiquitas” può rivolgersi in sagrestia al termine delle Sante Messe.