3 dicembre 2018
Lo so. Un titolo del genere rimanda subito a epoche passate, a torture inquisitoriali, a tempi di facili credulonerie e di scarsa razionalità.
E invece…
Invece il rapporto Eurispes del 2010 diceva che in Italia sono recensiti (cioè sono visibili al fisco) circa 155.000 tra astrologi, cartomanti, sensitivi, maghi e quant’altro. E secondo l’Osservatorio Antiplagio sono 13 milioni gli italiani che, almeno una volta all’anno, contattano queste persone. Cifre impressionanti, non c’è che dire.
Cifre che fanno riflettere. Superficialmente si potrebbe pensare a milioni di sprovveduti disposti a farsi imbrogliare e derubare da ciarlatani professionisti. Non è sempre così. Innanzitutto bisogna dire che il “cliente” che si rivolge a queste personaggi è sempre una persona in stato di fragilità, di sofferenza, qualche volta di disperazione.
Persone che spesso non hanno trovato ascolto in altre sedi, mediche o spirituali. Mi aveva colpito la frase di un famosissimo “mago”, che aveva lunghissime liste di attesa (bisognava aspettare anche un anno per avere un appuntamento con lui) che in un’intervista rispondeva così al giornalista che gli chiedeva come mai tanta gente andasse da lui: “Perchè io faccio quello che non fanno più i preti: ascolto le persone”.
Parole pesanti e provocatorie per chi dovrebbe aver fatto dell’ascolto uno dei cardini del proprio ministero sacro e della propria vita. E così il sottovalutare le sofferenze delle persone, il ferirle con sorrisino ironico quando parlano di malefici e di demonio, il guardarle con la sufficienza e con il malcelato compatimento tipici dell’intellettualoide razionalista che sa tutto lui perchè ha studiato teologia, le spinge tra le braccia compiacenti di chi non si limita ad ascoltare, ma conduce spesso in un baratro, psicologico prima ancora che economico. E le sofferenze, lungi dal trovare una fine, si aggravano e pesano sempre di più.
D’altronde, spesso anche chi avvicina l’esorcista lo fa perchè cerca un “mago” più potente degli altri. E, lo dico con dispiacere, qualche volta lo trova. Nel senso che trova un ministro di Dio poco interessato al reale cammino di fede di chi si è rivolto a lui e fa passare un messaggio superstizioso più che religioso, legato alla materialità di formule, gesti e oggetti più che ad un vero avvicinamento a Dio e al Vangelo.
E allora assistiamo ad un imperversare di medagliette e crocifissi da portare al collo, in tasca, in macchina, ovunque, versione cattolica del talismano venduto dal mago e profumatamente pagato. Mi sembra, in tanti casi, di vedere le stesse situazioni descritte dal prof. Giovanni Romeo nel suo libro bellissimo, illuminante e rigorosamente storico “Inquisitori, esorcisti e streghe nell’Italia della Controriforma”.
Sono passati 450 anni da allora, ma poco è cambiato. Il demonio continua a lavorare.
E a far credere che la sua esistenza sia la più grande bufala della storia dell’umanità. La sua presenza si diffonde ancora attraverso l’opera di maghi e fattucchiere, attraverso i malefici e le “fatture”, trova il suo terreno di sviluppo nella magia e nell’occultismo, ma anche nella chiusura della mente di tanti che, in nome di una presunta e presuntuosa “ragione” dimenticano la bimillenaria sapienza della Chiesa. Così come si appoggia all’enfatizzazione che ne fanno coloro che lo reputano l’assoluto signore del mondo, dimenticandosi che l’unico Onnipotente è Dio.
don Roberto