24 agosto 2020
“Ti dico che comunque non si è fatto niente. Anzi si sarà rinfrescato un po’!”.
“Però quei due lì sono due imbecilli. Buttare un poveraccio in acqua. Solo due cretini possono fare una cosa una cosa del genere”.
Traduco dal dialetto queste frasi, che mi capita di ascoltare una mattina, davanti all’ufficio postale. Due uomini che si accalorano nella discussione, un terzo che interviene solo ogni tanto. Hanno passato da un po’ la settantina, ma sono vispi e arzilli come giovanotti. Il tema del dibattito riguarda un fatto di cronaca quasi sconosciuto: due giovinastri, a Milano, hanno hanno gettato, senza alcun motivo apparente, nella Darsena un uomo originario del Bangladesh, che vendeva rose.
” L’avranno fatto per scherzo, per svagarsi. Non volevano fargli del male. E poi questa gente comincia a dare fastidio. Ce n’è in giro dappertutto. Vai giù a Como a vedere. E quei due grandi e grossi che son qui tutte le domeniche a chiedere la carità davanti alla chiesa? E’ ora di finirla!”.
“Intanto quel poveretto vendeva rose e quindi stava lavorando.”
“Sai che lavoro! Il lavoro di chi continua a rompere le scatole alla gente. Non se ne può più. E poi adesso ci infettano. In televisione hanno detto che i dottori del Bangladesh falsificano i certificati di quelli che devono venire in Italia. Così ci arriva un sacco di gente ammalata e vanno anche in giro senza mascherina”.
” Lei che cosa ne pensa, signor prevosto?”.
Il terzo distinto signore mi ha visto. Mi sento un po’ come padre Cristoforo coinvolto da don Rodrigo nella disputa tra il conte Attilio e il podestà. Sono tanti i pensieri che vengono in mente davanti a fatti di questo tipo. Viene in mente l’ignoranza e la brutalità di certi soggetti, che si fanno forti con i deboli per mascherare le proprie insicurezze. Viene in mente la spregiudicatezza e la disonestà intellettuale di tanti politici che soffiano sul fuoco delle paure e le sfruttano per scopi elettorali. Mi viene in mente l’insipienza di altri politici, che invece di dare risposte serie e adeguate a problemi grossi come quello dell’immigrazione, si limitano a criticare l’avversario e non prendono provvedimenti che favoriscano la serena convivenza tra persone diverse e la reale integrazione di arriva nel nostro Paese.
Mi viene in mente che il gesto di due poveri imbecilli è originato da tanti opinionisti che ingigantiscono (e qualche volta inventano) situazioni in cui c’è sempre l’extracomunitario cattivo e l’italiano buono. Mi viene in mente che ci può essere di peggio (e, di fatto, c’è stato) che buttare un poveretto nella Darsena, perchè quando si provoca in tutti i modi l’irrazionalità delle persone poi non si sa dove si può arrivare.
ùMi vengono in mente tutte le persone che si stanno spendendo perchè i popoli si incontrino in armonia e possano guardare anzitutto a quello che li accomuna. Mi vengono in mente tutti coloro che si sforzano di costruire ponti e non muri. Mi viene in mente come si sarà sentito quel pover’uomo bengalese, umiliato e deriso, colpito perchè più debole da due vigliacchi che hanno offerto la peggiore immagine del popolo italiano.
“Vero che sono due imbecilli?” dice il secondo uomo. Vorrei esporre tutte le cose che mi sono venute in mente, ma è arrivato il mio turno per entrare nell’ufficio postale. Devo fare in fretta. E allora mi esce, dal profondo del cuore: “Ha ragione! Come minimo sono due imbecilli”.
don Roberto