XXXIII Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 13,24-32.

In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore
e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dal fico imparate questa parabola: quando gia il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina;
così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.
In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Vegliare per non essere sorpresi

Questa è la domenica delle cose ultime…
Se pensiamo le cose ultime semplicemente come “la fine”, è normale che ci sentiamo angosciati e
spaventati, ma il Signore non è un profeta di sventura, lui annuncia che la fine è “vicina” come
“estate”, ovvero come un tempo in cui raccogliere e discernere (cfr Messalino EDB 2021).
Il segno che usa è quello della pianta di fico, una parabola in realtà che non ci racconta, che però ci
dice lo stesso come discernere i fatti della nostra vita: il ramo che diventa tenero e le foglie che
spuntano, non stanno a dirci una fine, ma ci promettono un arrivo, quello dell’estate, e ci
rassicurano con una promessa, la vita ha sempre l’ultima parola sulla morte.
“Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio”, è questo grido che ci permette di non soccombere
all’angoscia (cfr Dn 12,1-3) di resistere alla tribolazione di quando il sole si oscura e la luna non dà
più la luce e le stelle e le potenze saranno sconvolte (cfr Mc 13,24-32).
“Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio”, è questo il grido che permette ai nostri occhi di vedere il
Figlio dell’uomo venire e raccogliere i suoi dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
“Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio”, è questo il grido che ci permette di non avere paura e di
vivere ogni istante che ci è dato con il desiderio di accogliere Colui che è il “sempre presente che
sempre ci viene incontro”.
Non temiamo di invocare il Signore, perché egli ci esaudisce. Non solo, ma ci indica il sentiero
della vita, come gioia piena alla sua presenza (cfr sal. 16), tanto che il Cristo, che ha offerto un solo
sacrificio per i peccati, è ora alla destra di Dio che ci aspetta (cfr Eb 10,11-14.18).
L’invito che ci viene fatto di “vegliare per avere la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo”
(cfr Lc 21,36), non è per alimentare la cultura del terrore, ma per ricordarci la meta verso la quale è
indirizzato il nostro cammino qui sulla terra – tra tutte le persone a cui vogliamo bene e che ci
vogliono bene, tra tutte le cose belle e buone che ci circondano, ma anche tra le incomprensioni, che
a volte possono diventare scontri, tra cose brutte e anche cattive che accadono. Siamo fatti per
Dio… a sua immagine… la nostra pace vera è lì, in Lui.
L’augurio che si fa preghiera è di avere un cuore capace di imparare dalla pianta di fico… siamo
circondati di rami che stanno diventando teneri e di foglie che spuntano…
Buona Domenica!

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate