Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 12,28b-34.
Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore;
amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi».
Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui;
amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Ti amo, Signore, mia forza! (Sal 17,1).
Ci lasciamo guidare dal primo versetto del Salmo responsoriale, ripetuto anche come ritornello, per
introdurci e immergerci nella liturgia di questa XXXI Domenica del Tempo Ordinario. Ascoltando
con attenzione le letture, ci accorgeremo ben presto che il filo rosso che tutte le lega e le attraversa è
l’amore. Certo, parlare di amore può sembrare un po’ vago, perché questa parola viene così spesso
usata a proposito e a sproposito, che può voler dire tutto e niente.
Cerchiamo, allora, di scoprire che cosa vuole insegnare a noi oggi il Signore attraverso quella
“Lettera d’amore” che Lui ha scritto agli uomini, ovvero attraverso la Sua Parola: che cosa ci dice a
proposito dell’amore?
Innanzitutto scopriamo che l’amore è l’anima della nostra fede in quel Dio che è amore (cfr. 1Gv
4,8) ed è «l’unica realtà che può unificare tutto» (Papa Francesco, Dilexit nos, 10): Amore chiama
amore, per cui nel Cristianesimo a ben poco servono le legge e il culto stesso se manca l’amore!
Potremmo fare anche cose stratosferiche, ma, parafrasando San Paolo, senza amore saremmo come
bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita, saremmo nulla e tutto il nostro fare non
servirebbe a niente (cfr 1Cor 13,1-3).
Questo amore è caratterizzato in primo luogo da una dimensione verticale. Ce lo fa capire Gesù
stesso, che nel Vangelo di oggi cita un passaggio dello Shema‘ Israel (Dt 6,5 prima lettura):
«Ascolta, Israele! […] Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con
tutta la tua mente e con tutta la tua forza». È un invito esigente e valido anche per noi: via tutte le
doppiezze, le riserve, amiamo il nostro Dio con tutto il nostro essere!
Affinché l’amore sia autentico, non può mancare la dimensione orizzontale: «Amerai il prossimo
tuo come te stesso» (Lev 19,18). Se la pienezza dell’amore è l’incontro con Dio, a questo si viene
preparati dalla carità del prossimo e verso il prossimo, che è come latte che nutre il cuore (M.
Semeraro). L’amore per i fratelli che vediamo è la prova del nove per capire se amiamo davvero
quel Dio che non vediamo. Se pretendessimo di amare Dio senza amare il nostro prossimo, sarebbe
come voler costruire una casa dall’alto verso il basso, ignorando le fondamenta…
Il nostro amore nasce come risposta ad un Amore più grande, quello di Dio, che ne è la sorgente:
è Cristo stesso il modello supremo dell’amore, perché ci ha amato fino alla fine offrendo se stesso
(II lettura). Ci ha donato anche il comandamento nuovo: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato
voi».
Infine, l’amore ha una sua meta: si irradia nella vita, nella Chiesa e nel mondo, trabocca su coloro
che Dio ci ha posto accanto, riceve vita dall’Eucaristia e ad essa deve convergere per alimentarsi di
continuo e per far sì che la fiamma della carità non si spenga mai.
Se avremo cominciato almeno a intuire e a vivere questo amore, gioisca il nostro cuore, perché
anche a noi il Signore potrà dire: «Non sei lontano dal regno di Dio».
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate