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XXV Domenica del Tempo Ordinario

25 Settembre 2017 by Manuela Brancatisano

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 20,1-16a. 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.
Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.
Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati
e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?
Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno.
Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo:
Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?
Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te.
Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?
Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».

 

Il Vangelo oggi ci presenta quel padrone di una vigna che prende a giornata dei lavoratori, ma in
diverse ore del giorno, qualcuno addirittura un’ora sola prima della fine della giornata. La cosa
strana è che, pattuito un certo salario con i primi, poi paga tutti con lo stesso salario.
La giustizia vuole che la paga sia data in proporzione al lavoro effettuato, invece i primi hanno
lavorato tutto il giorno e gli ultimi ricevono la stessa loro paga.
Che giustizia è questa?
Eppure il regno dei cieli è simile a questo padrone. Non si tratta di un atto di libero arbitrio, ma del
gesto di un uomo, animato di bontà generosa, pieno di sensibilità per i poveri.
Così agisce Dio, che fa partecipare immeritatamente al suo Regno tutti, tanto grande è la sua
bontà. Come è possibile?
La parabola ha due vertici:l’arruolamento degli operai con la magnanima disposizione circa il
pagamento del loro lavoro e l’indignazione dei primi chiamati.
Gesù vuole mostrare a quanti si indignano quanto sia ingiustificata, odiosa, dura e spietata la loro
critica. Dio infatti è talmente buono e Gesù lo stesso.
Gesù giustifica la buona novella di fronte ai suoi censori!
Infatti Gesù è criticato e non compreso; per molti il vangelo è uno scandalo e Gesù deve
costantemente giustificare il suo comportamento, difendere la Buona Novella.
Il pensare la parabola solo come appello alla vigna non coglie nel segno: trascura i versetti finali
che pongono l’accento non tanto nella chiamata alla vigna, ma nel pagamento dato la sera.
I chiamati di buon mattino, i primi, sono qui presentati come un esempio ammonitore. Essi sono
stati chiamati, ma poiché mormorano, perché si richiamano ai loro meriti, poiché insorgono contro
le decisioni di Dio, poiché respingono il dono di Dio, essi perdono la salvezza.
In questa prospettiva, la parabola viene presentata come la parabola del giudizio; ma anche
questa spiegazione non coglie in pieno il bersaglio. I primi, infatti, ricevono non la condanna, ma la
retribuzione pattuita.
Se la parabola originariamente terminava al v.15 (Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a
te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono
buono?”), senza offrire alcuna spiegazione, il problema muta e viene presentata una manifesta
ingiustizia: non si tratta di una liberalità sconfinata, ma ognuno riceve solo la somma necessaria
per il minimo vitale quotidiano. Nessuno ottiene di più.
Gli ultimi e gli oziosi fino a sera fanno compassione al padrone della vigna. Il salario di un’ora non
basta al mantenimento della loro famiglia. Il padrone ha compassione della loro povertà: per
questo farà pagare il salario dell’intera giornata.
Gesù ci dice così che nel campo del bene, c’è sempre da fare e tutti sono invitati, in tutte le
epoche della storia e in tutte le età della vita. Molti perdono tempo, se ne stanno oziosi, non sanno
come impegnare fruttuosamente il tempo, mentre la “messe è sempre molta!.
Ci invita alla conoscenza della verità, alla conversione, all’impegno apostolico e missionario: il
mondo è l’immensa vigna che attende il lavoro di evangelizzazione, di conversione, di
santificazione.
Oggi siamo quindi tutti invitati a lavorare per il regno di Dio, e siamo responsabili del nostro sì.
Come i vignaioli di tutte le ore accettano l’invito di recarsi al lavoro, così tutti coloro che sentono la
chiamata devono accogliere la parola di Dio e impegnarsi. È la più grande responsabilità.
Diceva il profeta Isaia: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà
misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona”. (Is. 55,6-7).

Monache Benedettine Monastero SS. Salvatore Grandate

Posted in: Vangelo Tag: monachie benedettine grandate

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