Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,49-53.
C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.
D’ora innanzi in una casa di cinque persone
si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Il Vangelo di questa 20ª domenica del tempo ordinario ci riporta un discorso di Gesù ai suoi
discepoli e uno rivolto alla folla. Ai discepoli apre il cuore e rivela il suo grande desiderio di veder
acceso il fuoco che è venuto a gettare sulla terra, e l’angoscia con cui attende il compimento del
battesimo che deve ricevere. Possiamo chiederci, come forse hanno fatto i discepoli, di cosa sta
parlando Gesù? Alla luce degli avvenimenti successivi possiamo pensare che riferendosi al fuoco
Gesù stesse forse pensando allo Spirito Santo, l’Amore tra il Padre e il Figlio fatto Persona e gettato
sulla terra dopo la sua morte in croce, il battesimo appunto il cui compimento attendeva con
angoscia. Amore per l’umanità che ha spinto il Figlio a incarnarsi, patire, morire in croce e
risorgere; Amore che ha lasciato in dono agli uomini perché è l’amore che salva, che unisce, porta
pace e comunione. Allora perché Gesù sostiene che non è venuto a portare pace, ma la divisione?
Pace offerta poi dal Risorto stesso ai discepoli nella sua prima apparizione, come riferisce Giovanni
nel suo Vangelo. Dobbiamo ricordare quanto disse il vecchio Simeone a Maria, mentre portava il
piccolo Gesù nel tempio per la circoncisione: Egli è qui…come segno di contraddizione”. E’ un
segno di contrasto, farà emergere le contrapposizioni anche tra familiari perché ci sarà chi aderirà a
Cristo e vivrà l’amore che lui ha portato e chi invece lo rifiuterà, ecco quindi che ci saranno le
divisioni. E’ ciò che ha sperimentato già nell’AT il profeta Geremia come ci narra la 1ª Lettura,
anch’egli segno di contraddizione per il popolo a cui profetizzava la caduta di Gerusalemme e di
trattare quindi la resa col nemico. Parole che non piacquero ai capi del popolo e per questo ne
decretarono la morte, ma un etiope, dunque un forestiero riconobbe in Geremia un uomo giusto e
chiese al re di liberarlo, ecco due valutazioni diverse, due pareri contrari su cui può scatenarsi lo
scontro.
Nel discorso che Gesù rivolge alla folla elogia la capacità di interpretare i segni climatici per predire
la pioggia o il bel tempo, ma è solo per invitare i suoi ascoltatori a cogliere anche i segni del tempo
che stanno vivendo, un tempo in cui Dio si manifesta nella sua Persona e giudicarne così la bontà e
ciò che è giusto. Guardare a Gesù come ci suggerisce la lettera agli Ebrei (2ª Lettura) per cogliere
ciò che la sua venuta ci ha insegnato e viverlo anche noi, perché in questo è la nostra salvezza. Gesù
segno di contraddizione ha accettato come conseguenza la croce, così c’insegna che non dobbiamo
temere di patire per la nostra fede in Lui perché la sofferenza sfocerà nella gioia, com’è stato per
Lui, solo dobbiamo essere perseveranti sino alla fine lottando contro il peccato presente in noi e nel
mondo e che ci separa da Dio. Lotta che hanno sostenuto tanti testimoni già nell’AT come Geremia,
Abramo, essi sorretti dalla grazia della fede hanno perseverato e vinto; ora tocca a noi, accanto
abbiamo Cristo e l’esempio di chi prima di noi lo ha seguito, non stanchiamoci e non perdiamoci
d’animo. Lo dice ancora S. Paolo che ha dovuto affrontare la grande ostilità dei suoi correligionari
per i quali è stato un grosso segno di contraddizione perché da strenuo difensore del giudaismo e
persecutore dei cristiani è diventato un fervente seguace di Cristo e come Geremia è stato rifiutato
da loro e ha dovuto affrontare il carcere e la morte. Guardiamo a questi testimoni di ieri e di oggi e
continuiamo nel nostro cammino di fedeltà a Cristo per partecipare anche alla sua gloria eterna.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate