XVII Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,44-52.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;
trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni
e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

 

Ascoltiamo con attenzione e cuore aperto le Letture che ci presenta questa 17ª domenica del tempo
ordinario perché ricche di suggerimenti e indicazioni per orientarci in questa settimana, e non solo,
a scelte sagge e di bene.

Nella 1ª Lettura tratta dal primo libro dei Re è Salomone, il giovane e fresco re d’Israele che prega
il Signore chiedendo aiuto per governare il suo popolo condendogli il dono di un cuore docile. Il
cuore nella Bibbia è considerato la sede delle decisioni, non solo dei sentimenti e avere un cuore
docile è il contrario del cuore indurito che tante volte il Signore rimprovera agli Israeliti quando non
ascoltando i suoi insegnamenti si allontanano da Lui. Un cuore docile è un cuore che ascolta e mette
in pratica i comandi di Dio e per questo acquista saggezza nel discernere il bene dal male, nel
giudicare, nel consigliare e nel guidare; capacità indispensabile non solo per condurre un popolo,
ma anche per orientare la vita personale. È questa una preghiera tanto gradita a Dio che non
mancherà di esaudire, come ha fatto con Salomone che con la sapienza ha acquistato anche stima,
ammirazione, ricchezza. Cerchiamo prima il regno di Dio, e tutto il resto ci sarà dato in aggiunta
(cf. Mt 7,33). Gesù nel vangelo odierno ci parla di questo Regno e ci spiega un po’ cos’è, lo fa
mediante parabole, usando un linguaggio e degli esempi che possiamo comprendere per spiegare
una realtà che è fuori dalla nostra esperienza e quindi comprensione. Lo dice chiaramente: il regno
dei cieli è simile, non è uguale quindi. Pensate a un tesoro nascosto, a una perla preziosa, cose di
valore quindi e proprio per questo nascoste, da cercare e trovare, come ha fatto l’uomo che scava e
trova nel campo e il mercante che cerca perle preziose e ne trova una d’inestimabile valore, poi per
avere il tesoro e la perla vendono tutto ciò che hanno per acquistare quello che reputano di maggior
pregio di quanto lasciano. Il regno di Dio è quindi una cosa d’immenso valore, di grandissima
bellezza, qualcosa da desiderare ardentemente, tanto da lasciare tutto, anche la propria vita, come
hanno fatto i martiri, per averlo. Di più non possiamo sapere, ma nemmeno immaginare con le
nostre limitate capacità umane, però dobbiamo fidarci del Signore, della sua Parola, dobbiamo aver
fede in Lui. Gesù richiama poi un’altra similitudine, quella della rete che in mare raccoglie ogni
genere di pesci, buoni e cattivi riprendendo così il senso della parabola della zizzania ascoltata
domenica scorsa. Nel Regno di Dio, già presente sulla terra, ma non ancora realizzato in pienezza,
ciò avverrà solo alla fine dei tempi, convivono in questo Regno “terreno” buoni e cattivi, poi
quando questo Regno finirà per continuare solo nell’eternità, ci sarà la selezione. Paura come nel
giorno degli esami? No, se cercheremo di vincere il male che innanzi tutto è in ciascuno di noi in
quanto tutti siamo figli di Adamo; il male non è solo nel mondo, ma convive anche col bene che c’è
dentro di noi. Di questo dobbiamo essere consapevoli per non cercare capri espiatori fuori di noi;
questo c’impedirebbe di vedere le nostre colpe e quindi di lavorare su noi stessi. La docilità del
cuore che ascolta gli insegnamenti di Dio e li mette in pratica, ci aiuta in un saggio discernimento, e
potremo affrontare “l’esame” finale con la serenità dei figli che si presentano al Padre buono, non
con una perfezione che tra l’altro non potrà mai essere perfetta, ma che hanno cercato con tutto il
cuore di amare e compiere la volontà di Dio. Il Signore, al termine di questo discorso ci chiede,
come agli apostoli, se abbiamo capito. Siamo anche noi pronti a rispondere Sì? Gli apostoli
conoscevano bene la Parola di Dio che ogni sabato era letta nella sinagoga, e ora su questo terreno
già lavorato da anni di ascolto, la Parola di Gesù, Figlio di Dio era compresa in tutta la sua
profondità e novità e potevano diventare maestri come gli scribi, nel diffondere la buona notizia del
Vangelo. A questo compito sono ora chiamati tutti i battezzati, e noi, nel nostro piccolo, siamo
preparati e disponibili?

Portiamo con noi anche le parole di S. Paolo tolte dalla lettera ai Romani (2ª Lettura), parole di
consolazione sapendo che siamo stati chiamati da Dio per un disegno di salvezza e tutto quanto ci
succede concorre al nostro bene. Dio ci ha chiamati all’esistenza per farci felici nel suo Regno e
veglia su di noi per portarci alla meta; abbandoniamoci con cuore docile al suo progetto d’amore.

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate