XVI Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,38-42.

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

 

Tante sono le interpretazioni e le sfumature che nei secoli sono state date a il brano evangelico di
Marta e Maria.
Pensando che Luca è l’evangelista dell’universalità, che parla ai non appartenenti al popolo d’Israele,
ma che li conosce bene può addentrarci in un speciale modo di leggere questo episodio:
“Marta e Maria. La maggiore probabilmente è figura di un certo Israele: tutta occupata nel fare molte
cose per colui che tre volte è chiamato Signore, osserva i 613 precetti per prepararsi all’incontro con lui.
Ma non si è accorta che è giunto. Maria, la minore, è l’Israele che conosce la visita del suo Signore.
Come Maria di Nazareth dice “eccomi” e ne accoglie la parola. Per questo blocca tutti gli altri servizi e
gioisce delle presenza dello Sposo, la cui gioia è che la sposa gioisca. Si siede ai suoi piedi e ne
ascolta la voce. E’ una dei figli del talamo. Sono giunte le nozze: da discepola della Legge, diventa
discepola del Signore!” 1

Certamente non è l’esempio della dicotomia tra lavorare e pregare, di cui la seconda sarebbe migliore.
Questo brano ci porta a guardare come accogliamo la vita, quali sono le priorità, su quale altare
immoliamo le nostre aspettative!
Viene prima uno status, l’apparenza, seguire l’onda, farsi stendere la tovaglia?
Marta è su questa lunghezza d’onda: Signore mia sorella non fa il suo dovere, non fa quello che la
società le dice di fare. Discepoli in senso stretto erano solo gli uomini.
Ci conformiamo ai canoni o siamo capaci di riconoscere le occasioni della vita, cogliamo che non sono
le persone a servizio delle cose o dei ruoli ma viceversa?
Come accogliamo la vita? Come ci ascoltiamo per fare il nostro bene?

Commento di Fernando Armellini, sac. dehoniano

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate