XV Domenica del Tempo Ordinario, anno B

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,7-13.
In quel tempo Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.
E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;
ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.
E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.
Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».
E partiti, predicavano che la gente si convertisse,
scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

 

Dal Libro del Profeta Amos 7,12-15
Dalla Lettera agli Efesini 1,3-14
Dal Vangelo secondo marco 6,7-13

“Gesù chiamò i Dodici e incominciò a mandarli”, da qui il senso e il centro della liturgia della Parola in questa domenica: parte il mistero della vocazione e della missione, quella del profeta Amos e dei dodici Apostoli, ma anche quella della Chiesa e di tutti noi cristiani.

Ogni uomo è coinvolto in questo mistero della chiamata personale di Dio per una missione particolare, proprio perché ogni essere umano ha un compito da svolgere per il proprio e altrui bene.

Amos è profeta non per sua scelta, ma perché è stato suscitato da Dio, consacrato con la forza dello Spirito, abilitato a svolgere la missione di messaggero della parola di Dio tra il popolo eletto. Amos infatti non è un profeta di professione, ma è stato un allevatore di bestiame alle dipendenze del re. È diventato profeta unicamente perché il Signore lo ha scelto, lo ha strappato dalla sua vita di prima, per mandarlo a compiere una missione profetica: “Va…” Per questo si trova a doversi scontrare con Amasia, sacerdote del santuario di Betel (Nord) che lo accusa presso Geroboamo II (783-743 ac), re d’Israele, poiché annunciava: “di spada morirà Geroboamo e Israele sarà condotto in esilio lontano dal suo paese”.

Amos si sente totalmente libero dinnanzi al potere regale e ai legami umani. Amos chiamato, deve profetare, è disponibile al servizio della Parola.

L’esperienza forte di vocazione e di missione, come è stata vissuta da Amos e da tutti i profeti, oggi la contempliamo alla luce del mistero di Gesù Cristo, colui che chiama e manda degli uomini concreti a cooperare alla sua stessa missione di salvezza.

Dopo l’insuccesso di Nazareth egli “andava attorno per i villaggi, insegnando” (Mc. 6,6b). Gesù non può più raggiungerli tutti contemporaneamente, ma urge l’istanza di annunciare il Vangelo, per questo i Dodici sono coinvolti in prima persona nella stessa missione del Maestro.

Marco ci racconta qui un primo invio, quasi di prova, che sarà definitivo e universale dopo la risurrezione del Cristo (Mc. 10, 15-20).

Questo racconto evangelico sottolinea lo stile e il contenuto della missione dei Dodici, in continuità di metodo e di messaggio col Maestro, che esige semplicità e povertà di vita dei suoi missionari. Gesù esige il distacco da ogni possesso materiale, la rinuncia a ogni comodità esteriore. Povertà che è un’esigenza di libertà interiore e di totale disponibilità verso Dio e verso i fratelli da evangelizzare.

Il contento della missione è predicare il Vangelo. Gesù lanciando i Dodici nell’apostolato, non li manda allo sbaraglio. Alla povertà dei mezzi umani fa da contrasto la potenza divina. Gesù che li ha chiamati all’apostolato li abilita anche a questo scopo, trasmettendo loro il suo stesso potere, “e diede loro potere sugli spiriti immondi” (6,7).

Forti del potere divino del loro maestro, gli apostoli si mettono in moto per i villaggi della Galilea con il solo scopo di predicare, cioè proclamare il Vangelo (Mc. 6, 12), la conversione di Israele (Mc. 6,12). Questi due aspetti fondamentali della Missione Apostolica, predicazione del Vangelo e conversione degli uomini, sono il contenuto e la prospettiva della missione di Gesù fin dall’inizio della sua attività messianica (1, 14-15).

In forza del comando di Gesù Cristo la missione degli Apostoli è efficace: “scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano”.

Dio vuole che la sua salvezza realizzata in Cristo duri nel tempo e si diffonda nel mondo.

Di questa universalità della salvezza è testimone Paolo, l’apostolo dei pagani. La solenne benedizione spirituale che egli eleva a Dio Padre per averci scelto, predestinato, e redento in Cristo, può essere fatta propria da tutti gli uomini redenti.
Monache Benedettine San Salvatore Grandate