Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,1-6.
Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.
E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
«E Gesù era per loro motivo di scandalo» (cfr. Mc 6,3).
Nel Vangelo ascoltato in questa domenica, incontriamo il Signore Gesù che viene tra la sua gente;
noi diremmo che “va dalle sue parti”, soltanto che, invece di “giocare in casa” e di avere tutto e tutti
a suo favore, come verrebbe da sperare, i suoi non lo accolgono. Ne nasce addirittura un proverbio:
nessuno è profeta in patria, nemmeno Gesù nella sua Nazareth!
Risuona nel cuore un passaggio del Prologo del Vangelo di Giovanni:
«Era nel mondo / e il mondo è stato fatto per mezzo di Lui; / eppure il mondo non lo ha
riconosciuto. / Venne fra i suoi, / e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,10-11).
L’incredulità dei suoi compaesani è per Gesù motivo di meraviglia. Stupisce anche noi ma, nello
stesso tempo, ci fa sentire così simili a loro e altrettanto increduli…quante volte abbiamo pensato di
conoscere Dio, provando magari a rinchiuderLo nei nostri schemi, senza mai riuscirci, perché Dio è
oltre ogni nostro schema ed è sempre diverso da come noi lo immaginiamo!
La sorpresa e la meraviglia di fronte alla novità di Dio fanno emergere il nocciolo della questione,
che è poi il grande interrogativo che vale tutta la vita: chi è Gesù? Dalla risposta che diamo a questa
domanda sull’identità del Nazareno dipende la nostra salvezza.
Chi è Gesù?
Ce lo chiediamo anche noi che, ponendoci in ascolto della sua Parola, proviamo meraviglia,
stupore. Questa meraviglia, però, non basta, perché può essere sterile e non portare da nessuna
parte. Il Vangelo di questa domenica, infatti, ci mette in guardia, mostrandoci l’esempio della gente
di Nazareth. Quando, come i nazaretani, diamo tutto per scontato, chiudiamo con le saracinesche gli
occhi del cuore. Tutte le volte che anche noi ci fermiamo a ciò che presumiamo di sapere su Gesù,
restiamo impermeabili davanti al suo mistero così vicino, ma sempre nuovo, non accogliamo il
Signore e ci scandalizziamo di Lui.
Per fare un esempio, pensiamo a una coppia di giovani sposi credenti e praticanti convinti; l’arrivo
di una nuova vita nella loro famiglia è ritenuto da noi come un segno di benedizione da parte di
Dio: sono tanto bravi, meritano il dono di un figlio, Dio non glielo può negare. Nella nostra logica
“terra terra” il discorso fila. Ma…se quel figlio non fosse sano, come la mettiamo? Sarebbe forse
una disgrazia? Se Dio è buono, perché permette tanta sofferenza innocente? … e l’agire di Dio
diventa per noi motivo di scandalo (sempre la croce provoca scandalo!).
Se, invece, la meraviglia apre il nostro cuore ad accogliere la novità del mistero di Dio non come
noi ce lo aspettiamo, ma così come si presenta, allora diventa feconda. Ecco, allora, che veniamo
liberati dai nostri schemi e li vediamo crollare come un castello di carte, cominciamo a guardare
oltre ciò che appare, a conoscere meglio noi stessi e a scoprire qualcosa di Dio…e succede il
miracolo: «A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12), pronti a
dire sempre sì alla vita. E così, anche un bambino che nasce malato, non è più motivo di scandalo,
anzi, è un dono che ci parla di Dio, del suo amore di Madre, del chicco di grano e ci insegna che
l’amore non crea nulla di imperfetto.
Queste riflessioni non sono fatte a tavolino da chi figli non ne ha, ma sono il frutto della splendida
testimonianza della giovane mamma Chiara Corbella Petrillo, per cui è stata da poco aperta la causa
di Beatificazione: dopo aver visto due figli andare in Cielo appena nati, per dare la vita al terzo
figlio che portava in grembo ha ritardato le cure contro un tumore, scoperto mentre era al quinto
mese di gravidanza, ed è morta a soli 28 anni.
Guardando all’esempio bellissimo di Chiara, preghiamo così:
Signore, suscita in noi il desiderio di ascoltare la tua Parola,
l’ascolto della Parola desti in noi una meraviglia feconda,
la meraviglia spalanchi il cuore all’accoglienza del mistero grande che sei, Dio della vita,
e si traduca in testimonianza vissuta!
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate