XIV Domenica – Anno A

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,25-30. 
In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

[fonte: vangelodelgiorno.org]

 

“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt. 11, 28).

Oggi possiamo accogliere questo tuo invito, o Signore, perchè tu per primo ci sei venuto

incontro. “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te

viene il tuo re” (Zc 9,9).

L’annuncio del profeta Zaccaria è rivolto proprio a ciascuno di noi: Dio è venuto e viene a

noi nel suo Figlio.

Tu o Signore sei il compimento di questa promessa, di questo annunzio, accolto e creduto

come apportatore di cose nuove e gioiose, ma in forza di poveri e piccoli avvenimenti che

continuano ad alimentare la speranza di essere uomini come te, capaci di vivere

nell’apertura di fronte alle cose incomprensibili “ai sapienti e agli intelligenti”, nella gioia

di riconoscervi l’amore del Padre.

Tu o Signore non sei il messia armato di tutto punto venuto con la forza, ma sei il mite

costruttore di pace che si stupisce della fatica con cui accogliamo il buon annuncio: Dio

vuole esserci Padre e ci chiama tutti a vivere come figli e fratelli.

Per comprendere quanto il Padre rivela attraverso te, occorre uscire dalla nostra

autosufficienza: essere poveri, liberi ed esultanti. Solo così possiamo aprirci alla vita

nuova che tu ci prometti, perché tu ti riveli ai piccoli e ai miti doni l’eredità del tuo regno

(cfr. Colletta XIV Domenica anno A).

Attraverso la voce della Chiesa ti chiediamo: rendici poveri, liberi ed esultanti, a

imitazione del Cristo tuo Figlio, per annunziare agli uomini la gioia che viene da te (cfr.

Colletta XIV Domenica anno A). La tua risposta Signore non si fa’ aspettare, perché oggi

ci indichi la strada: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e

umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt. 11, 29).

Prendere il tuo giogo e imparare da te per avere ristoro.

Un giogo è un limite, un ostacolo e imparare è rimettere in discussione, è non essere

arrivati…ma non è così con te o Signore. Il tuo giogo è la legge che tu hai purificato da

tutte le aggiunte umane e perfezionato nell’unico comandamento dell’amare come tu hai

amato. Questa legge è la strada, è la scuola dove imparare ad essere mite e umile come te

e quando si tratta di amare, non si è mai arrivati, c’è sempre da crescere.

Mite è chi è pacifico, chi non si abbandona all’ira, non offende e dimentica le possibili

offese.

Umile è colui che non è superbo, riconosce di aver ricevuto, ha il senso dei suoi limiti, sa

di poter sbagliare.

Nella tua umiltà e nella tua mitezza Signore noi possiamo trovare ristoro per la nostra

vita, possiamo stare di fronte al mistero, al paradosso del vivere una vita esposta a tutte le

oppressioni e le stanchezze, perchè radicati in un rapporto di fondo, che segna le altre

relazioni col sigillo della gioia: il mistero, l’incomprensione, la sorgente della vita, la

potenza più forte della morte, è Padre (cfr. Vicina è l Parola, ed. Viboldone).

Lo Spirito Santo, la piccolezza che fa di te, il più povero tra gli uomini, il re, il Signore è

lo stesso che ci fa capaci di fare come hai fatto tu e vivere in perenne rendimento grazie,

perché fa morire la morte e l’egoismo che ne è la conseguenza.

 

Monache Benedettine Monastero SS. Salvatore Grandate