XIII Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 10,37-42.

Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;
chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

 

Siamo giunti alla 13ª domenica del tempo ordinario, tempo dove siamo invitati a familiarizzare con
Cristo e il suo Vangelo per conoscerlo e vivere secondo i suoi insegnamenti, in una parola per
diventare dei cristiani non solo di nome ma anche di fatto, e le Letture odierne c’inoltrano in questo
cammino.

Il brano di Vangelo è la conclusione del cap. 10, il discorso missionario, dove Gesù dà ai Dodici
istruzioni precise per essere suoi apostoli e annunciatori della sua Parola, una catechesi che però va
bene anche oggi per noi che col battesimo siamo diventati suoi discepoli. É quanto richiama S.
Paolo nel brano della lettera ai Romani (2ª Lettura) dove ci ricorda che il battesimo è unione
profonda con Cristo, partecipazione alla sua morte e alla sua risurrezione, quindi noi siamo morti al
peccato ma viventi per Dio, con Lui e in Lui, nella e con la sua grazia. Grazia che ci aiuta a mettere
Gesù al centro della nostra vita, dei nostri affetti e interessi; a non preferire a Lui altre persone,
nemmeno quella più cara che abbiamo come la mamma e neppure la nostra stessa vita. Sì anche
quella va donata al Signore aderendo alla sua volontà, anche se ciò comporta sofferenza, ma è così
che si prende la propria croce e si segue Gesù; e dopo averla offerta a Dio in questo modo, si scopre
che non è stata persa, ma si è guadagnata una vita migliore, piena di senso già qui in terra, e che
avrà la sua pienezza nel Regno dei cieli. Ha più senso, c’è più gioia in una vita spesa a rincorrere il
successo, il denaro, il potere, oppure in una dove si è cercato di amare gli altri, di far del bene,
offrendo aiuto e tempo a chi è nel bisogno non pensando al proprio tornaconto? Senza dimenticare
che anche il successo, il denaro e il potere non si ottengono senza sacrifici e rinunce, senza portare
la croce, e allora conviene spendere bene quell’unica vita che abbiamo per trovare e avere la vera
felicità. Mettiamo quindi la nostra vita nelle mani del Signore, amandolo e obbedendo ai suoi
insegnamenti per essere degni di Lui, per poter riceverlo nella nostra vita assieme ai suoi doni, il
primo e più grande è quello della vita eterna.

Dopo aver parlato di croce ai Dodici, Gesù prosegue il discorso stabilendo un parallelo tra Lui e
loro e afferma chiaramente che accogliere i suoi discepoli è accogliere Lui stesso e il Padre che lo
ha mandato. Chi accoglie un profeta perché lo riconosce come un inviato di Dio, avrà la
ricompensa. È quanto è capitato (1ª Lettura) alla donna di Sunem che accoglie con munificenza il
profeta Eliseo riconoscendolo come uomo di Dio e così avrà una ricompensa, non richiesta,
vedendo appagato il suo desiderio di un figlio. Il Signore ricompensa sempre, è più generoso degli
uomini, per Lui anche un semplice bicchiere d’acqua dato ai suoi discepoli che qui indica come i
piccoli, ha il suo valore e sarà ricompensato. Seguire Cristo vivendo davvero il suo Vangelo
comporterà sempre una ricompensa, non bisogna temere quindi le fatiche, le sofferenze, le croci che
si possono incontrare per rimanere fedeli alla vocazione cristiana ricevuta col battesimo.
Dai “Discorsi” di sant’Agostino, vescovo.

“Che significa: Prenda la sua croce? Sopporti tutto ciò che è molesto: così mi seguirà. Quando
comincerà a seguirmi praticando i miei esempi e i miei comandamenti, troverà molti oppositori,
molti che glielo impediranno e lo dissuaderanno, e questo perfino tra gli stessi seguaci di Cristo.
Perciò se vuoi seguire, considera come croce sia le minacce sia le lusinghe e qualunque altro
impedimento: tollera, porta, non soccombere. I martiri sono stati stimolati da queste parole del
Signore. Se si è perseguitati, non si devono disprezzare tutte le cose per amore di Cristo?”
Disc. 96.

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate