VI Domenica di Pasqua

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 14,23-29. 
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.
[Fonte: vangelodelgiorno.org]

IN questa domenica del Tempo Pasquale la I Lettura pone alla nostra attenzione la prima comunità cristiana. L’assemblea di Gerusalemme, di fronte al problema dei cristiani provenienti dal paganesimo, vede gli apostoli e gli anziani decidere, sotto l’azione dello Spirito Santo, di non imporre loro più obblighi di quelli indispensabili. Gesù nel Vangelodefinisce lo Spirito Santo Paraclito, cioè «colui che ha il compito di comunicare la verità di Dio», nella sua interezza: la persona e il messaggio di Gesù Cristo.
Il Signore Gesù, vero Maestro e vero Pastore, manifesta il suo amore concreto verso i discepoli, e, attraverso di loro, verso tutti coloro che crederanno nel suo nome, mediante il dono del Paraclito, lo Spirito Santo che è la sua stessa vita. I credenti, animati da questo Spirito, potranno vivere con amore, nella loro esperienza quotidiana, le parole e i gesti del Signore e testimoniarlo. Sarà proprio lo Spirito a guidarli verso la nuova Gerusalemme, venuta dal Cielo, da Dio, figura e immagine della Chiesa nel tempo, in cammino verso l’eternità, città che non ha un tempio, perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello, sono il suo tempio (II Lettura).
Giuseppe Lipari
[Fonte: la-domenica.it]