Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 15,9-17.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».
Anche oggi il Signore Gesù sta rinnovando i prodigi del suo Spirito (cfr ant. d’ingresso): ci rivela la
sua giustizia (cfr sal 97). Sì, è proprio così, perché chiedendoci di “amare come lui ci ha amati” ci
sta dicendo che “Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a
qualunque nazione appartenga” (cfr At 10,25-48).
Quanto sarebbe bello poterci rendere conto, come Pietro, che Dio guarda il mondo e l’uomo con
occhi diversi dai nostri, dai miei! Per Gesù noi siamo amici, non servi (cfr Gv 15,9-17)! Tutti noi
siamo stati scelti da lui non per i nostri meriti, ma solo perché ci ha fatti oggetto della sua
misericordia riversando su di noi, e in noi, il suo Spirito, il Consolatore che ci fa rimanere ancorati a
lui. L’amore di Dio si manifesta in noi proprio così: “Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio
unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui” (cfr 1Gv 4,7-10).
Ancora più sorprendente è il fatto che Gesù non si è vergognato di chiamarci fratelli (cfr Eb 2,11),
anzi ha scelto di relazionarsi con noi all’a pari, cosa inaudita: Dio non solo si fa uomo, ma decide di
mettersi al servizio dell’uomo. Gesù ci ha infatti reso partecipi di tutto quanto ha udito dal Padre,
non ha tenuto nulla per sé (cfr Gv 15,9-17)!
“Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone” (cfr Gv 15,9-17).
Dio ha scelto di metterci su un piano di parità con lui e perciò anche tra di noi, siamo suoi amici,
tutti quanti lo siamo, eppure siamo servi inutili, che semplicemente facciamo ciò che ci è chiesto
con tutta la responsabilità e consapevolezza che ci è possibile, accettando anche di poter fare spesse
volte ‘un buco nell’acqua’. Solo allora può risuonare nel nostro cuore la ‘scoperta’ di Pietro: “anche
io sono un uomo!”. Il richiamo ad amare come Gesù ci ha amato e ci ama, significa accettare di
vedere in chi ci sta accanto una persona con tutta la sua dignità di figlia di Dio e non una categoria
sociale, un ruolo occupato, un incarico svolto. È questa la giustizia, il corretto modo di relazionarci
tra di noi.
In questa reciprocità, in questo poterci guardare negli occhi da pari a pari, troviamo la pienezza
della gioia, perché ci fa dimorare nel suo amore, ci fa figli e ci rende capaci di portare frutto, amare
con il suo amore. Questo non vuol dire un “peace and love” naif, ma capacità di discernere tra ciò
che è da Dio da ciò che non lo è, il frutto che siamo chiamati a portare, un frutto che rimanga, che
dimori… Dimorare richiama le relazioni, gli affetti, un cuore. Questo è quanto ci svela Dio che in
Gesù ha scelto di porre la sua dimora, il suo cuore, in mezzo agli uomini, compromettendosi
definitivamente. Anche noi siamo chiamati a fare altrettanto, ci è comandato. Possiamo dire che non
è facile, anzi tutt’altro, ma se ci viene comandato è perché ci è possibile… Basta renderci conto che
anche noi siamo solo uomini, elevati alla dignità di amici di Dio, proprio come la persona che ci è
appena passata accanto.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate