Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,40-45.
In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».
Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!».
Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.
E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
«Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro».
Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!».
Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.
E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
«Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro».
Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Quante persone ha già incontrato Gesù nel vangelo di Marco: Simone e Andrea, Giacomo e
Giovanni, l’indemoniato nella sinagoga di Cafarnao e la folla, la suocera di Pietro…e oggi un
lebbroso, un emarginato, un escluso, un impuro obbligato a stare solo, fuori dai villaggi (cfr Lv
13,46).
È attraverso tutti questi incontri, narrando le sue azioni, le domande e affermazioni su di lui, che
l’evangelista Marco ci sta pian piano rivelando l’identità di Gesù e ci aiuta a comprendere chi è
veramente. Sì, Gesù è colui che compie azioni straordinarie, ma allo stesso tempo è colui che
desidera ancora rimanere nascosto: non vuole che si sappia chi è solo attraverso ciò che compie,
perché a questo punto del nostro cammino di sequela può essere ancora facilmente frainteso. Sì,
come i primi quattro discepoli, siamo stati chiamati a seguirlo, ma la nostra fede è ancora piccola,
immatura, non è ancora illuminata dalla luce della Pasqua, ha ancora e continuamente bisogno di
essere sorretta e nutrita dallo Spirito, perché siamo ancora per strada e il regno è già, ma non
ancora.
Anche se Gesù, dopo essersi ritirato in disparte per pregare, se ne era andato via da Cafarnao
annunciando nelle sinagoghe in tutta la Galilea e scacciando demoni (cfr Mc 1,39), la sua è proprio
una storia di incontri. In questa sua missione, quella di annunciare il vangelo di Dio dicendo che il
tempo è compiuto e si è avvicinato il regno di Dio (cfr Mc 1,14-15), gli viene incontro un lebbroso
che lo muove a compassione chiedendogli: “Se tu vuoi, puoi guarirmi” (Mc 1,40).
Se tu Gesù vuoi, tu Gesù puoi…
Questo lebbroso deve aver sentito raccontare di Gesù, di quanto aveva già compiuto a Cafarnao e
nella Galilea e deve essere proprio vero che tutti lo cercano, che tutti lo vogliono incontrare: chi non
sta al centro sa che Gesù è il solo capace di incontrare davvero, disponibile ad ascoltare e aiutare
ogni essere umano.
Gesù è mosso a compassione e agisce subito con un gesto clamoroso: egli tocca e si lascia toccare
da un impuro, abbattendo ogni muro pregiudiziale nei confronti di questo lebbroso, di questo uomo
malato ed emarginato, e lo riabilita, lo purifica e lo sana. Gesù però lo ammonisce e subito lo manda
via dicendo: “guarda di non dire niente a nessuno, ma va’ via, mostrati al sacerdote e offri per la
tua purificazione le cose che ha ordinato Mosè, come testimonianza per essi” (Mc 1, 42-43).
È facile riconoscere in Gesù il Signore quando tutto va bene, quando pensiamo di stare bene…Gesù
non è questo tipo di Signore, egli è sì venuto per farci partecipi della sua vita divina, ma non nel
modo in cui ce lo aspettiamo noi. “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e
nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!”
(Lc 17, 20-21). È questo il motivo per cui Gesù non vuole che il lebbroso purificato racconti quanto
gli è accaduto, non vuole essere cercato come un grande taumaturgo. Egli è sì potente, ma non al
modo degli uomini: la sua potenza sta nella sua umiltà, nella sua mitezza e nella sua relazione con il
Padre, che è venuto a condividere con noi per riabilitarci come figli e fratelli.
Con pazienza accettiamo di incamminarci in questa avventura di sequela, mai conclusa e mai
uguale a sé stessa, con i suoi passi avanti e suoi passi indietro, insieme ai discepoli, per convertirci e
avere fede nella lieta notizia: il regno di Dio si è fatto vicino e il tempo propizio è adesso (cfr Mc
1,15).
Giovanni, l’indemoniato nella sinagoga di Cafarnao e la folla, la suocera di Pietro…e oggi un
lebbroso, un emarginato, un escluso, un impuro obbligato a stare solo, fuori dai villaggi (cfr Lv
13,46).
È attraverso tutti questi incontri, narrando le sue azioni, le domande e affermazioni su di lui, che
l’evangelista Marco ci sta pian piano rivelando l’identità di Gesù e ci aiuta a comprendere chi è
veramente. Sì, Gesù è colui che compie azioni straordinarie, ma allo stesso tempo è colui che
desidera ancora rimanere nascosto: non vuole che si sappia chi è solo attraverso ciò che compie,
perché a questo punto del nostro cammino di sequela può essere ancora facilmente frainteso. Sì,
come i primi quattro discepoli, siamo stati chiamati a seguirlo, ma la nostra fede è ancora piccola,
immatura, non è ancora illuminata dalla luce della Pasqua, ha ancora e continuamente bisogno di
essere sorretta e nutrita dallo Spirito, perché siamo ancora per strada e il regno è già, ma non
ancora.
Anche se Gesù, dopo essersi ritirato in disparte per pregare, se ne era andato via da Cafarnao
annunciando nelle sinagoghe in tutta la Galilea e scacciando demoni (cfr Mc 1,39), la sua è proprio
una storia di incontri. In questa sua missione, quella di annunciare il vangelo di Dio dicendo che il
tempo è compiuto e si è avvicinato il regno di Dio (cfr Mc 1,14-15), gli viene incontro un lebbroso
che lo muove a compassione chiedendogli: “Se tu vuoi, puoi guarirmi” (Mc 1,40).
Se tu Gesù vuoi, tu Gesù puoi…
Questo lebbroso deve aver sentito raccontare di Gesù, di quanto aveva già compiuto a Cafarnao e
nella Galilea e deve essere proprio vero che tutti lo cercano, che tutti lo vogliono incontrare: chi non
sta al centro sa che Gesù è il solo capace di incontrare davvero, disponibile ad ascoltare e aiutare
ogni essere umano.
Gesù è mosso a compassione e agisce subito con un gesto clamoroso: egli tocca e si lascia toccare
da un impuro, abbattendo ogni muro pregiudiziale nei confronti di questo lebbroso, di questo uomo
malato ed emarginato, e lo riabilita, lo purifica e lo sana. Gesù però lo ammonisce e subito lo manda
via dicendo: “guarda di non dire niente a nessuno, ma va’ via, mostrati al sacerdote e offri per la
tua purificazione le cose che ha ordinato Mosè, come testimonianza per essi” (Mc 1, 42-43).
È facile riconoscere in Gesù il Signore quando tutto va bene, quando pensiamo di stare bene…Gesù
non è questo tipo di Signore, egli è sì venuto per farci partecipi della sua vita divina, ma non nel
modo in cui ce lo aspettiamo noi. “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e
nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!”
(Lc 17, 20-21). È questo il motivo per cui Gesù non vuole che il lebbroso purificato racconti quanto
gli è accaduto, non vuole essere cercato come un grande taumaturgo. Egli è sì potente, ma non al
modo degli uomini: la sua potenza sta nella sua umiltà, nella sua mitezza e nella sua relazione con il
Padre, che è venuto a condividere con noi per riabilitarci come figli e fratelli.
Con pazienza accettiamo di incamminarci in questa avventura di sequela, mai conclusa e mai
uguale a sé stessa, con i suoi passi avanti e suoi passi indietro, insieme ai discepoli, per convertirci e
avere fede nella lieta notizia: il regno di Dio si è fatto vicino e il tempo propizio è adesso (cfr Mc
1,15).
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate