Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 7,40-53.
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!».
Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea?
Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?».
E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.
Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto?».
Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!».
Ma i farisei replicarono loro: «Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?
Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?
Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:
«La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».
Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea».
E tornarono ciascuno a casa sua.
Vogliamo vedere Gesù!
Questo chiedono i greci a Filippo intendendo per “vedere” conoscere, saperne di più,
frequentare questo Gesù che predica e risana.
Filippo passa la richiesta ad Andrea e insieme la portano a Gesù che mette lì il “masso” su cui è
appoggiata la buona notizia della risurrezione dai morti: “se il chicco caduto in terra non
muore, non porta frutto. Chi ama la propria vita la perde, ma chi la perde la conserverà per la
vita eterna”.
Quante volte ci tocca, facciamo l’esperienza, talvolta avvilente, di veder morire aspirazioni,
desideri, progetti perché capiamo che la realtà non ce li concede, perché non è la nostra
strada.
Quante volte la vita ci fa fare delle curve brusche, inversioni di marcia … e dobbiamo
confrontarci con il “perché?”. E quanto dura è risalire a questo “perché?”
Altre volte, invece, lo sappiamo nel cuore che dovremo lasciare, non concludere, decidere
diversamente … altre volte ancora sappiamo che è per un bene migliore che lasciamo le nostre
idee, i nostri punti di vista….
Tutto questo è il chicco che muore per portare frutto, è la morte che lascia posto alla vita.
Ogni passaggio di morte, di porta stretta, per usare un’altra immagine evangelica, apre la
possibilità di una nuova vita. Spesso non la riconosciamo. Spesso scambiamo il bene con il male.
Dopo aver risposto a Filippo ed Andrea, però, Gesù sente l’incertezza nel suo cuore,
l’incapacità, la paura di sostenere l’evento della morte.
“Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre salvami da quest’ora? Ma proprio per
questo sono giunto a quest’ora! Padre glorifica il tuo nome!”
Anche Gesù ha paura di morire. Come noi.
“Cosa dirò?”
Come – cosa dirò?- sei Dio, hai passato le notti in preghiera con il Padre, hai già annunciato la
tua morte ma anche la risurrezione. Sei Dio, come mai dubiti, come mai hai paura?
“allora venne una voce dal cielo 1 : al Figlio dell’uomo, che nell’agonia lo chiama Padre, la voce dal
cielo (o dal profondo del nostro cuore) risponde proclamadolo(-mi) Figlio/a.
Tutti attirerò a me stesso: chi non conosce l’amore del Padre, è in fuga da lui come Padre, da
sé come figlio e dagli altri come fratelli: entra nelle tenebre della morte. Però il suo cuore è
fatto per la verità e per l’amore, per quella verità che è l’amore, luce della sua esistenza.
Quando finalmente vede ciò per cui è fatto, lo riconosce subito, come la sete riconosce
l’acqua. Allora libero dalla cecità e dalle paure che lo bloccano, è attirato verso il Figlio che gli
rivela la sua identità di Figlio. (…) Ogni visione di Dio al di fuori della croce è satanica, sotto
l’influsso del “capo” di questo mondo: la croce demonizza l’immagine che l’uomo ha di Dio,
restituendo ad ambedue il loro vero volto, l’uno specchio dell’altro”
1 SILVANO FAUSTI, Una comunità legge il Vangelo di Giovanni, EDB, 2002, voll. II, 301-305
Monache Benedettine Monastero SS. Salvatore Grandate