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V Domenica di Pasqua

15 Maggio 2017 by Manuela Brancatisano

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 14,1-12.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;
quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.
E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?».
Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre».

[fonte: vangelodelgiorno.org]

 

I Vangeli del Tempo Pasquale dopo averci presentato la realtà della Risurrezione attraverso il racconto

delle apparizioni del Risorto, incominciano a farci riflettere su alcune realtà che sono fondamentali nel

rapporto tra Cristo risorto e i credenti in Lui.

Lo fanno riprendendo dei brani nei discorsi dell’ultima cena, dal vangelo secondo Giovanni.

Oggi Gesù si presenta come via, verità e vita: a noi è chiesto di accettarlo così e aderire a Lui con la

fede.

Gli spunti che sono offerti dai testi possono essere molti, ci soffermiamo su quello della fede. Lo

cogliamo dal vangelo e dalla seconda lettura.

Innanzitutto l’inizio del Vangelo: “Non sia turbato il vostro cuore” ci dà il contesto del brano: siamo

alla sera, quella sera in cui veniva tradito e Gesù ha appena dato l’annuncio dell’imminente tradimento

da parte di uno dei dodici e ha pure preannunciato il prossimo rinnegamento di Pietro, aggiungendo

anche che Lui sta per andarsene.

E’ comprensibile che, per tutti questi annunci, i discepoli siano “spompi”. Gesù dice: “Non sia turbato il

vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Questa frase non è una specie di

tranquillante, per dire: “State calmi, non agitatevi, se no è peggio”. Anche perché, proprio Colui che

sta dicendo “Non sia tubato il vostro cuore” è Lo stesso che, pochi capitoli prima, di fronte alla

prospettiva della morte, del dover cadere come il chicco di grano e morire, ha detto: “Adesso l’anima

mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? (Gv 12.27).

No, non è un tranquillante questa frase, ma una specie di “ouverture” al brano: Non sia turbato il vostro

cuore. ma abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” come a dire: la fede è l’unico modo per poter

far fronte a tutto quello che vi ho preannunciato e che sta per accadere. La fede è l’unico modo per dare

un senso a quello che vi ho detto, perché umanamente può sembrare assurdo. La fede è la via per

andare dove Gesù va, perché credere in Lui è poter giungere al Padre che lo ha mandato.

La fede ha due aspetti, due significati: uno di stabilità, di certezza, di sicurezza, che gli deriva dalla

radice del verbo ebraico usato per esprimere il credere. E’ la stessa radice della parola amen e richiama

l’immagine della roccia ferma e irremovibile.

Un altro aspetto della fede è però la sua dinamicità. La fede è un cammino, non un possesso. il Vangelo

di Giovanni esprime appunto questa seconda dimensione. Non si trova in Giovanni la parola fede come

sostantivo, come realtà a sé, astratta, ma il verbo credere è sempre coniugato. Ci sono poi altri verbi che

in Giovanni esprimono la fede come percorso e sono:

Vedere (venite e vedete; non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio? Vide e credette).

Andare (andare a Gesù).

Venire (nessuno viene a me se non gli è dato dal Padre mio).

Conoscere (Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete …)

Tutti questi verbi li troviamo anche nel brano di oggi: Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me;

Chi vede me vede il Padre…

Il vedere della fede è quello sguardo che penetra oltre la realtà, che, in quello che tutti vedono sa vedere

qualcosa di più, come quella volta sul lago, mentre stavano tornando al lavoro di pescatori, tutti hanno

visto la rete gonfiarsi di pesci, tutti hanno visto un uomo sulla riva che aveva comandato loro di gettare

la rete dalla parte destra, ma Giovanni ha visto dentro questo qualcosa di più: ha visto qualcuno che

conosceva e ha gridato: “E’ il Signore!” .

Quindi, già questa prima dimensione della fede, che ci viene rivelata dal Vangelo, è un messaggio

forte. Una fede così non è questione di teologia, né di catechismo, non si può credere una volta per

tutte, Gesù è la via e tutte le mattine ci dice: “Vieni e vedi”. E tutti i giorni, occorre saper vedere,

bisogna fare il cammino del cieco nato: dal vedere un uomo, dal vedere l’umano, al vedere il Signore.

Nella iconografia cristiana spesso la vita monastica è rappresentata con la simbologia del gufo,

dell’uccello notturno, perché il monaco, ma anche il credente, come uccello notturno, sa vedere dove gli

altri vedono solo il buio.

Gesù è la verità, Lui è la verità, quindi la verità è una persona. Gesù è la verità di Dio perché ci ha

rivelato con tutto se stesso, con la sua vita e la sua morte, che Dio è amore. E’ amore in sé perché “Io e

il Padre siamo una cosa sola” e “Chi vede me vede il Padre”.

Ma è anche amore per noi perché: ” Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito,

perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.”.

La fede in Gesù verità è tanto dinamica, tanto opposta all’essere solo pensiero, che Giovanni la collega

con le opere. Infatti anche al termine del brano di oggi Gesù mette le opere come ultimo anello della

catena: Gesù è venuto nel nome del Padre per portare tra noi la vita di Dio, perciò può dire: Le parole

che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.

Così anche chi crede in me attingerà alla stessa fonte e “anch’egli compirà le opere che io compio e ne

compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre” quindi se vado alla fonte vi metterò in

comunicazione con essa.

C’è però anche l’altro aspetto della fede, quello della stabilità, della saldezza, che, nella liturgia di oggi

è ben sviluppato dalla seconda lettura. La prima Lettera di Pietro ci presenta Gesù con l’immagine della

pietra, legata proprio alla fede. Usa due citazioni dell’Antico Testamento per dire la duplice possibilità

di fronte a questa pietra. Anzi, meglio, la pietra è sempre pietra e proprio perché è pietra è solida,

quindi si può usare per costruirci sopra. E’ il caso di chi crede (secondo la citazione di Isaia) non sarà

confuso, può fidarsi di essa, la sua costruzione non si muoverà, sarà solida.

Chi non crede invece è come se andasse a sbattere contro quella pietra, perché essa resta pietra, solida,

e chi se la trova davanti ci sbatte, se inciampa, si fa male. Quindi Cristo è certamente anche sicuro

come una pietra ben squadrata.

Umanamente è stato scartato, ritenuto non idoneo, eppure, Dio ne ha fatto una pietra d’angolo, quindi

non solo una pietra inserita in un muro, ma che è punto d’incontro di due muri e che li tiene uniti.

Però è bellissimo il fatto che questa pietra, che è Cristo, è detta “viva”. Come fa un sasso ad essere

vivo? Di solito, a scuola, insegnano a distinguere un minerale, da un vegetale, dicendo che i viventi

nascono, si nutrono, crescono e poi anche muoiono; i sassi invece no. Qui Pietro parla della Pietra viva

a cristiani che sono pure detti “pietre vive”, ai quali ha appena finito di parlare esortandoli ad essere

come bambini appena nati. Inoltre, le pietre vive, accostate a Cristo pietra viva, non formano una casa,

ma un sacerdozio, come un organismo vivente capace di santificare e di offrire sacrifici spirituali.

Giungiamo quindi alla stessa conclusione: credere in Cristo pietra viva, essere edificati su di Lui, non

porta alla staticità, alla sicurezza di un monumento, ma a muoversi, a passare per mezzo di Gesù e

giungere al Padre. Aderendo a Lui, sacerdote e mediatore, siamo chiamati a diventare a nostra volta

sacerdoti, capaci di lodare Dio che ci ha fatti passare dalle tenebre alla luce e in grado di offrire

sacrifici spirituali.
Monache Benedettine Monastero SS. Salvatore Grandate

Posted in: Vangelo Tag: chiesa di grandate, commento al vangelo della domenica, monache benedettine, san bartolomeo, vangelo

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