V Domenica di Pasqua

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 15,1-8.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

 

“Saulo cercava di unirsi agli discepoli, ma tutti avevano paura di lui”
Indubbiamente avevano davanti un persecutore castigamatti, impossibile non aver paura e non credere
nella sua conversione!
Che tralcio è stato Paolo!
Innestato da Cristo ha dato frutti abbondanti ed era da considerate un ramo secco da bruciare, perché
bruciava gli altri!
Lui stesso dice di sé nelle sue lettere che era della tradizione più ortodossa, integerrimo nell’osservanza
della legge data dai padri…. Ma questo lo portava ad uccidere!
Quante volte in nome della religione si discrimina perché pensiamo di avere il Dio giusto che vuole solo
gente di serie A, che manco farlo apposta saremmo noi! Quante violenze anche quotidiane in nome di dio!
Dai banchi di scuola, al lavoro, dalla cittadinanza alla salute!
Paolo a creduto al Dio che gli si è rivelato e non si è più confuso tra la gente eletta e quella no: perché gli
eletti sono i poveri peccatori, non c’è altra categoria.
Ma a noi Dio non ci appare! Certo, ma è sempre tra noi: quando fate qualcosa la più piccolo di questi miei
fratelli lo fate a me, quando due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro!
Quando Signore ti abbiamo curato, lavato, accolto? Quando?
Chi osserva la mia parola, ovvero rimane in me, porta molto frutto!
Il primo frutto della nostra vita di fede è sentire Gesù vicino, presente. Quella percezione che, se anche
soffri sai che ti è accanto, e condivide con te. Che se ti arrabbi, e imprechi contro di lui non se ne va e non
punisce.
Che nonostante le pesanti turbolenze della vita, sei attaccato dentro ad una roccia che ti dona pace e
accettazione.
Tanti la desiderano e molto spesso non la trovano. Questo resta un mistero che non divide il mondo tra i
prediletti e la gente di serie B secondo Dio. E’ un mistero non conoscere, non percepire Dio, e va rispettato,
pregato. I “semina verbi” come dice il Vaticano II nei suoi documenti, i semi della parola fatta carne, sono
multiforme e sono sparsi dappertutto e in ogni uomo.
Chi percepisce un essere superiore, chi trova nella natura un mistero di bellezza, chi scandaglia le
profondità del proprio spirito, chi percepisce una presenza “senza nome”, chi lotta tenacemente contro
l’ingiustizia e tutto ciò che rende l’uomo schiavo… tutti siamo abitati dal Dio amore che ha dato la vita per
noi.

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate