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Solennità Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

6 Giugno 2021 by Manuela Brancatisano

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 14,12-16.22-26.

Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo
e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, gia pronta; là preparate per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo».
Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.
E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti.
In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio».
E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Siamo giunti alla solennità del Corpus Domini che chiude il ciclo delle solennità celebrate in
domenica e iniziate con l’Ascensione ed è stata istituita nel 1264 da Urbano IV per tutta la Chiesa
dopo la prima celebrazione avvenuta a Liegi nel 1247 per confermare la presenza reale di Cristo nel
mistero eucaristico e invitare tutto il popolo di Dio a rendergli omaggio circondandolo di lodi e
adorazione favorendo il culto anche fuori dalla S. Messa. Da qui la consuetudine di portare in
processione nelle vie dei paesi e città l’ostensorio con l’Ostia consacrata per mostrare a tutti il
Corpo del Signore che è stato offerto per noi sul calvario e ora è glorificato e degno di onore.
Le Letture che la liturgia propone per quest’anno B per la celebrazione eucaristica, evidenziano
l’aspetto dell’alleanza, concetto che nell’AT è fondamentale; la storia d’Israele inizia infatti con
l’alleanza, un patto di amicizia tra Dio e i Patriarchi, primo tra tutti è Abramo e poi ripetuta nel
corso della storia dopo le infedeltà del popolo. La 1ª Lettura tratta dal libro dell’Esodo ci descrive il
rito in cui viene di nuovo sancita l’alleanza con Dio dopo l’uscita dall’Egitto e prima di entrare
nella terra promessa. È Mosè, il profeta inviato da Dio per condurre l’esodo del suo popolo dalla
terra di schiavitù e a quella della libertà, a condurre il rito riferendo innanzi tutto le richieste di Dio
per questo nuovo patto e che codificano nei dettagli la vita di Israele. Il popolo risponde
accogliendo e aderendo alle richieste di Dio e per sancire il patto (oggi si redigono i documenti e i
contraenti vi appongono la firma, allora si stipulavano nel sangue), Mosè sacrifica degli animali e
raccolto il sangue ne asperge il popolo, è questo il sangue che convalida l’alleanza. È un’alleanza
alla quale Dio si mantiene fedele, mentre Israele no, sono tante e ripetute le infedeltà che ci
tramanda l’AT.
D’alleanza ne parla anche la 2ª Lettura tratta dalla lettera agli Ebrei che dopo aver ripreso il rituale
dell’aspersione col sangue di animali come segno di purificazione dalle infedeltà al codice
dell’alleanza sancito da Dio, parla di un’alleanza nuova sancita nel sangue di Cristo. Ha un valore
più grande quindi, capace davvero di purificarci dalle trasgressioni con il perdono dei peccati e
introducendoci non solo nella terra promessa, ma nell’eredità dei figli di Dio: la vita eterna.
Il Vangelo di Marco ci riporta al clima della settimana santa quando Gesù e i discepoli sono nel
cenacolo a mangiare la cena pasquale dove gli israeliti ricordavano la liberazione dall’Egitto
avvenuta con l’intervento di Dio che aveva preservato i primogeniti del suo popolo dallo sterminio
ordinando di tingere gli stipiti delle loro case col sangue di un agnello. È in questo contesto che
Gesù prende il pane lo benedice e lo distribuisce affermando che quello è il suo corpo e dopo aver
compiuto gli stessi gesti con un calice dandolo da bere a tutti, dice che quello è il suo sangue
dell’alleanza versato per molti. Possiamo immaginare quanto gli apostoli hanno compreso del
significato di quelle parole che, però, si è disvelato alla luce della morte e risurrezione del Signore.
Egli è il vero agnello il cui sangue preserva il nuovo popolo di Dio, più grande di Israele, dallo
sterminatore e lo rende non solo suo popolo, ma suo figlio. È la nuova ed eterna alleanza più forte
delle infedeltà degli uomini perché ha riconciliato definitivamente il rapporto tra Dio e le sue
creature spalancando per sempre la porta del perdono e dell’accoglienza verso noi, ora suoi figli.
Con questo patto sancito nel sangue del Figlio di Dio, è terminata la storia della salvezza, ora tocca
a noi entrare in quest’alleanza per godere dei frutti della redenzione, di chi è figlio di Dio e può
partecipare alla sua vita divina con la grazia santificante che continuamene ci dona attraverso i
sacramenti. L’Eucaristia è il sacramento per eccellenza perché lì è presente Cristo che rende vivo e
vitale per noi il suo patto di sangue che ci libera anche dai nostri egoismi per farci entrare nella
libertà di chi ama come Dio, la nostra vera e definitiva terra promessa. È un cammino, ecco perché
abbiamo bisogno del Corpo e Sangue di Cristo che continuamente ci fa entrare in quest’alleanza e ci
fa crescere come veri figli di Dio.

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate

Posted in: Vangelo Tag: corpus domini

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