Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 19,27-29.
E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.
Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Oggi, 11 luglio, il calendario liturgico porta la festa di S. Benedetto, padre del monachesimo
occidentale e patrono d’Europa ed è giorno lavorativo per la società. Per l’ordine benedettino a cui
noi appartiamo, è la solennità del S. Padre Benedetto che ci ha donato la Regola di vita su cui sono
fondati i nostri monasteri. Ecco perché la S. Messa che si celebra nelle chiese del nostro ordine
hanno due Letture più il Vangelo, come nelle domeniche e rispecchiano quanto per noi, ma anche
per la Chiesa, rappresenta la figura di questo Santo.
S. Benedetto, infatti, come l’autore del libro dei Proverbi (1ª Lettura), inizia la sua Regola invitando
all’ascolto obbediente dei consigli del maestro per ritornare a Dio dal quale ci si era allontanati con
la disobbedienza, per conoscerlo e amarlo, per vivere in comunione con Lui scoprendo cos’è il vero
timore del Signore, che non è paura e sottomissione del servo, ma del figlio come lo è stato il Figlio
Unigenito Gesù Cristo. Ecco quindi che il brano del Vangelo di Giovanni riporta l’esortazione di
Gesù a rimanere uniti a Lui, vite vera e feconda che il Padre, esperto vignaiolo, pota per farle
portare più frutti. La potatura consiste nel tagliare e gettare nel fuoco i tralci che non portano frutto
e tolgono inutilmente linfa alla vite, sono chi non è unito al Signore perché non osservano i suoi
comandamenti e così non rimangono nel suo amore, allora non resta che potarli. C’è poi una
potatura anche per i tralci che fanno frutto, ma è in vista di una maggiore fecondità; chi è unito al
Signore ha sempre bisogno di crescere in questa unione, di migliorare e ciò consiste nel lasciare
quello che impedisce di essere davvero più obbedienti e generosi nel vivere il Vangelo e di questo
lasciare s’incarica il Padre che fa passare attraverso prove ed occasioni che potano. È poi S. Paolo
nel brano della lettera agli Efesini (2ª Lettura) che parla della vocazione ricevuta, quella cristiana
data col battesimo, esortandoci a viverla in modo degno, ossia comportandoci con umiltà,
mansuetudine, pazienza, amandoci e mantenendo l’unità e la pace. Le comunità cristiane
dovrebbero essere così; a maggior ragione così devono essere le comunità monastiche chiamate a
vivere il Vangelo con totale fedeltà perché tutte consacrate a Cristo. S. Benedetto ha vissuto come
vero discepolo di Cristo, ascoltando la Parola di Dio, meditandola e aderendo ai suoi insegnamenti,
così è diventato il saggio che dà consigli sapienti e prudenti per seguire il cammino che ha solo una
meta: l’unione con Cristo e di conseguenza l’unione, la pace, la carità con i fratelli. È il cammino di
S. Benedetto, è il cammino tracciato da Cristo con la sua Parola e il suo esempio, è quello che ogni
cristiano deve incarnare nella condizione in cui è chiamato a vivere, di salute, ambiente, lavoro. S.
Benedetto l’ha vissuto in un tempo diverso dal nostro, ma i suoi consigli, come quelli del libro dei
Proverbi, di S. Paolo e di Cristo sono sempre validi, perché la meta di ciascun cristiano in ogni
tempo è unica: Cristo, unico Signore.
Dalla Regola di S. Benedetto.
“Ascolta, figlio, gli insegnamenti del tuo maestro, apri docile il tuo cuore, accogli volentieri i
consigli del tuo padre buono e impegnati con vigore a metterli in pratica. Attraverso la fatica
laboriosa dell’obbedienza, potrai così ritornare a Colui dal quale ti eri allontanato cedendo alla
pigrizia della disobbedienza.
Il Signore cercandosi il suo operaio tra la moltitudine del popolo cui rivolge un appello, di nuovo
dice: “C’è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene?”. Se all’udirlo,
tu rispondi, Io, così ti soggiunge il Signore: “Se vuoi avere la vera ed eterna vita, preserva la tua
lingua dal male, le tue labbra da parole bugiarde; sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca la pace
e perseguila”. Ecco, il Signore, nella sua grande bontà, ci mostra il cammino della vita” (Prologo).
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate