Solennità della Santissima Trinità

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 3,16-18.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

 

Dopo aver celebrato tutti i misteri della nostra redenzione, la liturgia oggi ci fa benedire, lodare,
ringraziare, adorare la SS. Trinità per questa sua opera di salvezza. Sì, perché tutto quanto è
avvenuto, dall’Incarnazione alla Risurrezione di Cristo, è opera di Dio che noi adoriamo come
unico in tre persone. Un vero rompicapo per la logica umana che dice o sono tre o è uno, le due
affermazioni non possono sussistere insieme; invece per la logica di Dio tre e uno stanno assieme. È
un problema che la mente umana non riesce a comprendere, anche i grandi Padri della Chiesa come
S. Agostino hanno solo potuto balbettare qualche tentativo di spiegazione, ma lo accettiamo come
mistero principale della nostra religione perché rivelato da Cristo stesso. È Lui che durante la sua
vita terrena si rivela come Figlio di Dio e ci parla del Padre con il quale forma una cosa sola, e dello
Spirito che invierà, quando tornerà al Padre (cfr. Gv 14). Sulle sue Parole si fonda la nostra fede, ed
è ben fondata, non sono chiacchiere a cui siamo tanto abituati oggi, parole vuote e promesse
disattese.
Le Letture odierne più che presentarci questo mistero, molto saggiamente ci parlano di Dio, di
quanto l’uomo ha compreso del Dio che si rivela usando comunque un linguaggio umano, inadatto
ad esprime una realtà altra come quella di Dio, ma da questo balbettio scaturisce il volto di Dio, uno
e trino.
La 1ª Lettura tratta dal libro dell’Esodo descrive un momento importante del rapporto d’Israele con
Dio: è quello del rinnovo dell’alleanza rotta dopo l’episodio del vitello d’oro e la conseguente
distruzione delle tavole della Legge da parte di Mosè. Ora, dopo che Mosè ha supplicato il Signore
di perdonare al popolo, Dio gli ordina di ritornare sul Sinai con altre due tavole di pietra dove
riscriverà il testo e gli si rivelerà. E cosa dice Dio di se stesso? Egli proclama di essere
misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di fedeltà. Un Dio quindi che è buono, perdona ed è
fedele, qualità che piacciono a tutti e che si vorrebbe trovare in se stessi e nelle persone che
avviciniamo, un Dio così dovrebbe essere facile da amare, eppure, quante infedeltà a Dio nella
storia d’Israele e nella nostra.
Il brano di Vangelo (Gv 3,16-18) riporta un breve tratto del colloquio notturno tra Gesù e
Nicodemo, in cui Gesù aggiunge un’altra caratteristica di Dio, quella dell’amore che ha avuto la sua
massima manifestazione del dare il Figlio Unigenito per la salvezza del mondo. Gesù si definisce
Figlio di Dio, quindi c’è un Dio Padre, non è un’invenzione dell’uomo, è rivelazione del Verbo di
Dio fatto carne che è Parola di Verità. Chi crede in questo amore di Dio che arriverà sino alla fine,
alla morte in croce, sarà salvato, avrà la vita eterna, partecipazione alla vita divina, vita trinitaria
dove il Padre è tutto e solo Amore, il Figlio è Amore incarnato per farci conoscere questo amore e
lo Spirito Santo è questo Amore che si comunica anche a noi. È lo Spirito che sceso su Maria ha
reso possibile l’incarnazione del Figlio Unigenito, è Lui che il Figlio, terminata la sua missione
terrena con la morte e la risurrezione, c’invia perché renda operante nel tempo l’opera di salvezza.
Noi, nati 2000 anni dopo, partecipiamo della grazia della redenzione, opera della SS. Trinità dove
ogni Persona ha mantenuto la sua specificità e adempiuto il proprio compito; il Padre ha consegnato
il Figlio che incarnandosi l’ha attuata e lo Spirito ha partecipato attivamente, dall’incarnazione alla
passione e morte, basta leggere i racconti evangelici per averne conferma, e ciò in una comunione di
perfetta unità d’intenti, dell’agire di un solo Dio. In questa vita trinitaria, amore di comunione,
siamo già immersi con il Battesimo conferitoci nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
e possiamo vivere a nostra volta in comunione e nella pace con Dio e tra di noi, nella vita nuova dei
redenti.

Non resta che far nostro l’elogio alla SS. Trinità di S. Gregorio di Nazianzio, vescovo, tratta dai
suoi “Poemi teologici” e pregarla.
Trinità increata, al di fuori del tempo, santa, libera, ugualmente degna di adorazione: unico Dio che
governa il mondo con triplice splendore! Da tutti e tre, col battesimo, io vengo rigenerato nell’uomo
nuovo: distrutta la morte, avanzo nella luce, risorto a nuova vita. Se, dunque, Iddio mi ha purificato,
io debbo adorarlo nella pienezza del suo tutto.

Monache Benedettine SS. Sacramento Grandate