Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 3,16-18.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
DIO TRINITA’, UNO E TRINO, unico Dio in tre persone: è un mistero studiato nei secoli
ma che giunge sempre difficile, complesso.
Una bella e accessibile spiegazione la dà Gregorio Nazianzeno, padre della Chiesa
proveniente dalla Cappadocia, zona della penisola Anatolica: Dio Padre è il sole, Gesù il
figlio il raggio che scende sulla terra e lo Spirito Santo il calore che si diffonde. E’ sempre il
sole in diverse manifestazioni, quindi la stessa sostanza (omousious in greco), ma
appunto le manifestazioni sono tre e ognuno ha una funzione, un compito diverso.
La Parola di Dio scelta per questa solennità ci viene incontro per dirci, descriverci com’è
Dio.
Dal libro dell’Esodo abbiamo il racconto della manifestazione del Signore a Mosé,
condottiero e intercessore del popolo poco malleabile e di corta memoria sui benefici di
Dio.
Adonai, il Signore, si manifesta come misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di
amore e fedeltà che perdona sempre il suo popolo, lo accompagna verso la liberazione
dalle schiavitù.
Mosè chiede perdono e implora che il Signore sia sempre accanto.
E’ l’esperienza che ne facciamo noi. Se sperimentiamo i castighi di Dio come flagelli,
sfortuna, dolore, morte non stiamo rivolti verso il Dio né dell’antico né del nuovo
testamento.
Gesù stesso nel Vangelo di Giovanni ci dice chi è suo Padre: colui che ha tanto amato il
mondo e che non vuole che nessuno si perda ma che tutti si salvino. Per questo ha
mandato suo Figlio sulla terra, una persona, uguale a noi, con lo stesso corpo, due braccia
due gambe, un cuore che ha provato tutto quanto proviamo noi. Uguale in tutto tranne che
nella volontà di peccato perché il suo rapporto con Dio era talmente intenso che non
poteva agire contrario a sé stesso.
Cosa vuol dire credere? Credere viene da un’esperienza di salvezza, come per il popolo di
Israele salvato dalle acque, dalla schiavitù d’Egitto. Se sentiamo di essere benedetti, se
sperimentiamo di essere salvati sappiamo che non viene da noi, ma da un Altro.
Nel tempo precedente all’Ascensione e Pentecoste Gesù ha continuato ad indicarci lo
Spirito Santo come guida alla verità tutta intera ovvero che tutti interi e tutti siamo amati e
salvati dalle tre persone della Trinità che collaborano tra di loro con le loro peculiarità
come dovrebbe essere tra noi tra familiari, amici, comunità, volontariato, anche
nell’ambito del lavoro per quanto sia molto difficile a volte.
L’augurio di S. Paolo ci raggiunge ed è una meta che dona lo Spirito Santo: vivete in pace,
anche tra mille incomprensioni, difficoltà perché il Dio dell’amore vi raggiunge con il suo
aiuto.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate