Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 10,1-10.
In quel tempo, Gesù disse; «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante.
Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.
E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.
Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
[fonte: vangelodelgiorno.org]
Nella domenica definita “del Buon Pastore” per il brano del vangelo di Giovanni il gesuita
Silvano Fausti propone oltre al commento, una riflessione su l’idea che ognuno ha di Dio che
aiuta a capire se è il Dio vero che conosciamo e preghiamo oppure un dio fatto a nostra
immagine e somiglianza:
“C’è un’orribile schiavitù, la peggiore, che è quella ideologica e religiosa (probabilmente è la
stessa cosa, che cambia solo abito). Ogni religione e ideologia che non rispetta l’uomo, perfino
della sua libertà di sbagliare, è anche contro Dio, soprattutto quando lo fa in suo nome. In ogni
dialogo religioso la vera domanda teologica da porsi è antropologica: mortifica o vivifica
l’uomo? Il rispetto che si ha per l’uomo corrisponde alla verità o meno dell’immagine che si ha
di Dio. Infatti, accettare Dio, l’Altro, significa in concreto accettare l’alterità di ogni altro.
In nome di Dio quali intolleranze e abomini contro l’umanità, soprattutto contro la donna che,
in una cultura maschilista, è il primo “altro”, rimosso e negato! Maschio e femmina sono
l’alterità originaria. Negarla è togliere all’uomo la sua immagine e somiglianza con Dio (Gen
1,27). Più che l’ateismo, forma antidolatrica di derivazione ebraico-cristiana, oggi il problema
è quale Dio si propone: uno che è principio di ogni alterità nell’amore, oppure uno che fagocita
ogni altro e riduce tutto a nulla? Giustamente è stato osservato un forte legame, anzi una
specularità perfetta, che genera una “guerra-santa” bilaterale, tra il “Mac-mondo” della
globalizzazione e il fondamentalismo religioso. Rende davvero un cattivo servizio a Dio e
all’uomo chi pensa che Dio e l’uomo siano come pensa lui!”
Amen amen : (traduzione letterale al posto di “in verità, in verità”) : sono parole di rivelazione,
con autorità divina
chi non entra per la porta nel recinto delle pecore : Gesù rimprovera i capi del popolo, che gli
stanno dinnanzi, di non essere pastori: non entrano dalla porta. Come il serpente nel giardino,
entrano subdolamente, aggirando e raggirando l’intelligenza e la libertà, che sono la porta
dell’uomo verso Dio. Il loro potere sul popolo è abusivo. Non rappresentano Dio: ne hanno
usurpato il posto e fanno il contrario di Lui. (…) Il modello che regge la società è quello del
“ladro/brigante”, impersonato dai capi. Gesù, con il suo “fango” posto innanzi agli occhi del
cieco, ha proposto un nuovo modello di uomo, a immagine di Dio: non ruba ma dona, non opprime
né uccide ma dà libertà e vita.
le pecore ascoltano la sua voce : il popolo oppresso riconosce chi gli propone una via d’uscita.
L’ex cieco, che ha ascoltato il pastore, è stato espulso dal tempio ed è venuto alla luce. Anche
Lazzaro udrà la sua voce e uscirà dalla tomba. Il popolo in quanto oppresso, è sensibile alla
voce della libertà: quando si fa udire, l’ascolta volentieri. Il modello dell’oppressore gli è
sempre come un paio di scarpe troppo strette, prese incautamente in prestito.
Io sono la porta delle pecore: Gesù stesso infatti, Parola diventata carne, è la porta tra terra
e cielo. La porta è dove il muro della prigione è rotto. Chi è chiuso dentro può uscire: se non
vuol uscire, brilla comunque ai suoi occhi la luce del giorno”!
Monache Benedettine Monastero SS. Salvatore Grandate