Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 10,27-30.
Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.
Io e il Padre siamo una cosa sola.
In questo periodo dove soffiano impetuosi i venti di guerra, il Vangelo di questa 4ª domenica di
Pasqua, detta del Buon Pastore e Giornata Mondiale per le vocazioni, ci rincuora. È un breve brano
tratto dal Vangelo di Giovanni dove è Gesù stesso a paragonarsi al pastore che conosce le sue
pecore ed esse ascoltano la sua voce e lo seguono. Nella nostra società industriale si è persa la
memoria di greggi che sino a qualche decennio fa, periodicamente occupavano i campi alle periferie
dei nostri paesi e città ed erano condotte da un solo pastore coadiuvato dal fedele cane. La docilità
delle pecore nel seguire il pastore e stare attorno a lui, era esemplare. Ecco, Gesù è il Pastore che
conosce noi, sue pecore, ad una ad una, ci chiama e noi ascoltiamo la sua voce e lo seguiamo per
ricevere non l’erba verde e l’acqua fresca, ma di più: la vita eterna che ci è già assicurata dalla
morte e risurrezione di Gesù, il Buon Pastore che ha donato la sua vita per le pecore. Egli che si è
dimostrato così forte da vincere la morte, ci custodisce e nessuno può strapparci dalla sua mano e da
quella del Padre perché Gesù, Figlio unigenito è una cosa sola col Padre, Lui è nel Padre e il Padre è
in Lui e formano una cosa sola. L’Amore tra il Padre e il Figlio è così grande e forte da formare un
solo Dio, è il mistero della SS. Trinità dove l’Amore è diventato la persona dello Spirito Santo. Noi
siamo chiamati a partecipare a questa vita trinitaria perché il Buon Pastore ci dona la vita eterna,
vita divina. Il Signore ci conosce, ci chiama e nessuno può strapparci dalle sue cure, siamo noi però
che dobbiamo seguirlo, siamo noi che possiamo decidere di sottrarci alla sua mano e rifiutare il
dono della vita eterna. Nessun altro, nessuna forza esterna può strapparci dal suo abbraccio
amorevole, solo noi possiamo sottrarci e diventare la pecora perduta cercata però dal Buon Pastore
sino a quando la trova e la riporta nel gregge caricandosela sulle spalle.
Il gregge poi si ricompone definitivamente nel Regno dei cieli come descritto nel brano
dell’Apocalisse (2ª Lettura) dove una moltitudine immensa sta attorno all’Agnello, il Cristo
immolato e risorto, che è anche il pastore che guida alle acque della vita, quella vera ed eterna dove
il suo gregge è al sicuro per sempre. Nella 1ª Lettura tratta dagli Atti degli Apostoli, vediamo gli
inizi della Chiesa che si è formata attorno agli apostoli, alla loro predicazione e testimonianza e il
brano odierno è importante perché segna l’inizio della predicazione anche ai popoli considerati
allora pagani, ossia i non israeliti, perché il gregge di Dio è più grande del popolo eletto e
comprende tutti i popoli della terra. Sì il Signore Gesù è il Buon Pastore di tutti gli uomini e tutti
dobbiamo ascoltare la sua voce e seguirlo per vivere in fraternità e spegnere così ogni motivo di
contesa e guerra. L’essenziale è non sottrarci al suo richiamo, alla sua voce che ci esorta a seguirlo
sulla sua via, quella dell’amore che dobbiamo vivere nei confronti di Dio e del prossimo, è il
comando che ci ha lasciato nell’ultima cena come suo testamento.
Ecco l’odierna Parola di Dio accende in noi la gioia e la speranza di essere sempre col Buon
Pastore che ci custodisce perché ci ama e ci unisce a sé e tra noi col suo Amore già su questa terra,
se sapremo amarci come Lui ci ama. Lui è sempre accanto a noi pronto a proteggerci e soprattutto
ad aiutarci quando incontriamo difficoltà a seguirlo; la sua voce, la sua presenza, la sua grazia non
ci mancheranno mai, Egli è il Pastore Buono e Fedele che sempre ama e sempre perdona, è l’unico
Pastore Sommo ed Eterno.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate