IV Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,21-28.

Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare.
Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare:
«Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio».
E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell’uomo».
E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

 

In questa domenica la nostra preghiera si apre con queste parole: “Salvaci, Signore Dio nostro,
radunaci perché ringraziamo il tuo nome santo: lodarti sarà la nostra gloria” (cfr antifona di
Ingresso, Sal 105,47).
Siamo fatti per questo: adorare il Signore Dio nostro con tutta l’anima e amare tutti gli uomini con
la carità di Cristo (cfr Colletta per la IV Domenica del Tempo Ordinario), il Figlio venuto a
insegnare con autorità la via del Padre e a liberarci dalle potenze del male (cfr Colletta per la IV
Domenica del Tempo Ordinario anno B).

La nostra attenzione oggi può fermarsi sulla liberazione dell’uomo posseduto da uno spirito
immondo, ma Marco ci racconta i miracoli come fossero dei piccoli segni luminosi che ci indicano
il cammino verso il regno: il regno di Dio e la sua promessa di liberare dalla morsa del male.
La giornata di Cafarnao, con il racconto del miracolo avvenuto nella sinagoga in giorno di sabato, ci
viene presentata attraverso il racconto dell’evangelista Marco, per fornirci la chiave di accesso
all’identità di Gesù: è proprio la grande autorità che il Signore manifesta nell’insegnare e agire a
confermarlo il Cristo, il Figlio di Dio, colui su cui è sceso lo Spirito Santo.
A noi è stato detto da Marco chi è Gesù e le parole dell’indemoniato possono confortarci, ma
riconoscere Gesù non è facile!

Gesù insegnava come uno che ha autorità, diversamente dagli scribi che la esercitavano senza
averla. Gesù aveva uno stile “signorile — che è una cosa che viene da dentro — fa vedere… Cosa
fa vedere? Coerenza. Gesù aveva autorità perché era coerente tra quello che insegnava e quello
che faceva, cioè come viveva” (papa Francesco: L’autorità non è comando ma coerenza e
testimonianza, 14 gennaio 2020). Sì, entrando nella sinagoga di Cafarnao di sabato Gesù si mette a
insegnare e le persone rimangono stupite delle sue parole, perché non sono parole ordinarie, è un
insegnamento nuovo, dato con autorità (cfr Mc 1,27). Con la forza dello Spirito Santo Gesù
comunica la Parola di Dio, Parola da ascoltare, Parola da accogliere, Parola da annunciare, Parola
che crea in noi lo stupore. Parola che possiede la forza di farci stupire (cfr papa Francesco, 1°
febbraio 2015).

Solo colui che è suscitato dal Signore sarà capace di dire nel nome del Signore quanto il Signore
comanderà (cfr Dt 18,15-20).
Gesù però non pronuncia solo parole, ma agisce: sono le sue parole e le sue opere che rivelano
l’amore di Dio e noi siamo chiamati ad ascoltate oggi, proprio oggi, la voce del Signore che ci
invita a prostrarci e ad adorare solo lui, il nostro Dio, colui che ci conduce ponendo in noi lo Spirito
Santo affinché il nostro cuore non si indurisca tentandolo e mettendolo alla prova (cfr Sal 94 (95)).
Ci sia dato in questa domenica di saper alzare lo sguardo e il cuore, perché l’autorità di Gesù lasci
ancora una volta un segno nella nostra vita e tornare a riconoscerlo il Cristo, il Figlio di Dio, colui
che è venuto per mostrarci a cosa siamo chiamati.

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate