Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 10,27-30.
Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.
Io e il Padre siamo una cosa sola».
Il brano del Vangelo è tratto dalla diatriba in corso tra Gesù e i giudei in cui Giovanni mette
l’interrogativo sull’identità di Gesù che gli altri Vangeli pongono davanti al sinedrio.
Giovanni non riferisce il processo davanti al sinedrio, perché presenta tutta la vita di Gesù
come un processo. Allo stesso modo non racconta la trasfigurazione, perché legge tutto alla
luce della trasfigurazione. Il suo Vangelo è, dall’inizio alla fine, un processo: il processo
dell’uomo che accoglie o rifiuta la parola che lo fa diventare figlio di Dio.
E’ la stessa situazione, descritta nella prima lettura, vissuta da Paolo e Barnaba che si vedono
costretti a rivolgersi ai pagani perché i giudei non accolgono la loro predicazione.
Il rifiuto è il dramma dell’uomo, ma anche di Dio. Nel giudizio che noi facciamo su Gesù, il
Figlio, è dato il giudizio che noi facciamo su noi stessi. L’uccisione, che di lui decretiamo ed
eseguiamo, svela quella violenza che è nel nostro cuore, la quale decreta ed esegue la nostra
condanna, uccidendoci nella nostra verità di figli e fratelli. La sua uccisione però ci salva. Egli
infatti è pastore in quanto agnello che toglie il male del mondo.
La visione profetica descritta nell’Apocalisse annuncia il divenire dell’umanità: una moltitudine
immensa di ogni tribù, popolo e nazione riunita davanti all’Agnello, dove e quando ogni diversità
non farà più problema, non creerà conflitto. Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.
Nessuno le strapperà dalla mia mano: i seguaci di Gesù subiranno lo scandalo della sua morte
e delle difficoltà che incontreranno, ma la sua mano che è la stessa del Padre, li difende
efficacemente da ladri, briganti e lupi. “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”,
ma il risorto le riunirà dopo Pasqua: allora capiranno che la sua mano è onnipotente in quanto
inchiodata al legno della croce. 1
Nella prima lettura tratta dagli Atti degli Apostoli, troviamo Paolo e Barnaba rifiutati dai
giudei per l’annuncio della salvezza portata da Gesù, il Messia.
“I giudei sanno, perché scritto nel Deuteronomio, che è “maledetto chi pende dal legno”: non
hanno tutti i torti ad essere scandalizzati dalla parola che ascoltano.
La novità annunciata, però, è che sì la croce è stata il rifiuto di Gesù, ma Gesù ha dato la vita
per chi lo ha ucciso, quindi il rifiuto è stato causa di salvezza per tutti, non ha bloccato la
salvezza. La croce che è il massimo male, diventa il massimo bene.
La storia è molto vecchia: ha cominciato Adamo a respingere la parola di Dio, l’ha accolta
Abramo, ma non ci credeva troppo, neanche sua moglie ci credeva e ne rideva, poi anche Gesù
nell’Orto ha sudato sangue nell’accoglierla, il che vuol dire che la volontà di Gesù era contraria
alla parola le Padre. Quindi anche Gesù ha sperimentato il peccato, cioè questa volontà
opposta a quella di Dio. Ma l’ha vinta, ed è con questa vittoria che ci ha fatto e ci ha generato
tutti figli.” 2
1 S. FAUSTI, Una comunità legge il Vangelo di Giovanni, EDB, 2001
2 S. FAUSTI, Atti degli apostoli, EDB, 2014, vol. II°, 144ss
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate