III Domenica di Quaresima

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 13,1-9.

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?
Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime
e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai».

 

Anche questa settimana Dio si fa presente in una promessa con cui si compromette in favore del suo popolo: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele” (Es 3,7-8). La promessa viene fatta a Mosè che rispondendo “Eccomi!” (Es 3,3) diventa la manifestazione concreta del legame tra Dio e il suo popolo, tanto da essere custode e rivelatore dell’identità di Dio stesso che si chiama “io sono colui che ci sarò” (Es 3,14).
La parabola che ci racconta Luca rivela Dio non solo come colui che è con te, con me e con noi, ma anche come colui che è per te, per me e per noi. Solo chi è disposto a mettersi gioco, a compromettersi per noi può dire: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime” (Lc 13,8).
La cura del vignaiolo è la stessa che Dio ha per ciascuno di noi: Dio non si stanca di rivolgerci le sue cure, di farsi accanto e noi, di accompagnarci nelle vicende delle nostre storie… Dio ci è accanto anche ora, Dio è accanto ad ogni donna e ogni uomo, grande o piccolo, qui dove tutto sembra proseguire nella “normalità” e là dove divampa l’odio e la follia della guerra.
Non siamo di certo noi i più bravi. Semmai abbiamo più responsabilità: non solo come ci ammonisce Paolo dobbiamo stare attenti a non cadere, dato che crediamo di stare in piedi (cfr. 1 Cor10,12), ma siamo anche chiamati a farci carico della sofferenza dell’umanità, come ha fatto Mosè, nel nome di Dio. Allora “Vedremo se porterà frutti per l’avvenire” (Lc 13,9), diventa un forte monito per ciascuno di noi, non per incuterci paura, ma per incoraggiarci a comprometterci nella storia dei nostri fratelli e sorelle proprio come Dio ha fatto e fa nella nostra storia.
Ringrazio Dio per tutte quelle persone che come Mosè si stanno facendo tramite della promessa di alleanza di Dio, che è il Dio che è con te. A noi tutti sia donato di sentirci davvero partecipi della storia di tutte le donne e gli uomini riconoscendovi la presenza del nostro Signore che in loro continua il suo restare in mezzo a noi. La terra che Dio ci ha donato è bella, spaziosa, vi scorrono latte e miele (Es3,8), fa o Signore che tutti ne possiamo finalmente beneficiare.

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate