II Domenica di Quaresima

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 9,28b-36.

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.
Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,
apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura.
E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo».
Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Sì cerchiamo il tuo volto Signore! Per l’ennesima volta, dentro l’ennesima guerra che si
può trasformare in un genocidio, cerchiamo il tuo volto!
E il tuo volto è, per l’ennesima volta, nei profughi, nelle famiglie spezzate, nel reparto
maternità sventrato…
Oggi nel Vangelo c’è il tuo volto trasfigurato dall’intensità della preghiera, oggi tu risplendi
di luce e ci mostri che sei il Salvatore! Ma sappiamo che la luce della Pasqua di vita passa
dal volto sfigurato sulla croce!
Tocca sempre a noi fermare l’ennesima guerra perché si può!
Tu stai con gli sfollati e gli orfani a dirci: basta fermatevi!
Sul Tabor stai con Mosè ed Elia, il passato di Isralele, e con loro leggi le Scritture che
raccontano la storia del tuo popolo. Anche noi, i russi, gli ucraini, ogni parte d’Africa,
medio-oriente, tutto il mondo può interrogare i propri patriarchi, gli iniziatori della propria
storia, quelli che hanno voluto un popolo su una terra ben delimitata, che dà da mangiare
e vivere bene.
Siamo arrivati alla guerra, al massacro, anche Israele lo sa bene, ancora oggi il tuo popolo
non ha una terra ed è alle prese con la persecuzione.
Sul Tabor parli del tuo esodo: lo fai anche tu! Sei stato profugo, perseguitato, maledetto…
sei morto nella tua terra, ucciso dai tuoi… sai bene cosa vuol dire!
Noi siamo un po’ addormentati dal nostro falso benessere, perché, invece di
consumare/usare noi le cose che compriamo e abbiamo, sono loro che consumano e
usano noi, disumanizzandoci.
Alla luce del Tabor si sta bene, in pace, ma c’è da scendere e affrontare con te il tuo
esodo, figura di quello di milioni, nel mondo, e di tutti, quando si presenta quello finale!
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate