I Domenica di Quaresima

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 4,1-11.

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.
E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane».
Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio
e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».
Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo».
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:
«Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai».
Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto».
Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

«La più bella rivelazione dell’amore di Dio sta nel mistero di Cristo Gesù» (card. Virgilio Noè).
Il tempo di Quaresima non deve essere visto come qualcosa di aspro, né come una realtà di altri tempi, quanto
piuttosto come un momento di grazia, un’occasione di rinascita, una via aperta per crescere nella comprensione e nella
conoscenza del mistero stesso di Cristo (cfr. Colletta della I Domenica di Quaresima).
La Liturgia di oggi ci presenta i due poli tra i quali si svolge la storia della salvezza: il peccato dell’uomo (prima
lettura) e la redenzione di Cristo (Vangelo), mirabilmente sintetizzate da Paolo nella Lettera ai Romani (seconda
lettura).

Da una parte, ecco l’uomo appena creato da Dio e subito tentato dal diavolo con una triplice tentazione: di incredulità
nella parola di Dio (No, non morrete, Gen 3,4), di superbia (diventerete come Dio, Gen 3,5) e di disobbedienza. Il primo
uomo crolla, cede e precipita in rovina insieme a tutta la sua discendenza, ma Dio sa che è stato ingannato e non smette
di amarlo, anzi, gli promette un Salvatore che lo libererà dal peccato e dall’errore.
Dall’altra, ecco il nuovo Adamo, Gesù, condotto dallo Spirito nel deserto, dove, per quaranta giorni, fu tentato dal
diavolo: può sembrare misterioso il fatto che stavolta Gesù sia andato nella solitudine non per intrattenersi in preghiera
a tu per tu con il Padre suo, ma per essere in balia degli attacchi di Satana. Solo il suo infinito amore per noi può aiutarci
a comprendere o intuire questo mistero.

Se proviamo a contemplare con gli occhi del cuore il Vangelo oggi proclamato, potremo certamente scorgere nel
deserto il campo di battaglia in cui Gesù prende posizione contro lo spirito del male, mettendo subito le cose in chiaro:
messo alla prova dal diavolo (=il divisore) con la triplice tentazione contro la dipendenza da Dio (tentazione
materialistica), contro l’obbedienza (tentazione ateistica) e contro l’adorazione dovute a Dio solo (tentazione idolatrica),
Gesù si rivela veramente Figlio di Dio dotato di potenza infinita non fine a se stessa (non sarà un Messia trionfatore),
ma necessaria per salvare tutti gli uomini attraverso l’umiltà, la povertà, l’obbedienza, la croce.
Il segreto della sua vittoria sta proprio nella sua profonda e incrollabile obbedienza al disegno d’amore del Padre.
Nel deserto Gesù vince il primo scontro con lo spirito del male e dà inizio alla riparazione che si compirà sul Calvario,
dove verrà vinta definitivamente la morte.
Ascoltando e meditando questa pagina di Vangelo, scopriamo che Gesù è veramente e profondamente uomo, lo
sentiamo vicino, poiché viene tentato e provato come ciascuno di noi e può capire fino in fondo la nostra
debolezza…eppure lo riconosciamo come vero Dio, dato che vince da Dio contro satana e desidera che anche noi
vinciamo in Lui. Tutto ciò non può che accrescere in noi il coraggio e la fiducia nel nostro Dio che è Misericordia
infinita!
È quanto ci insegna Sant’Agostino che, come tutti i Padri della Chiesa, riconosce nel Cristo tentato e vittorioso un
modello e un punto di riferimento per il cristiano:

«Cristo ci ha come trasfigurati in sé quando volle essere tentato da Satana.[…]
Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. […]
Se siamo stati tentati in Lui, sarà proprio in Lui che vinceremo il diavolo.
Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato;
perché non consideri che Egli ha anche vinto?

Fosti tu ad essere tentato in Lui, ma riconosci anche che in Lui tu sei vincitore.

Egli avrebbe potuto tenere lontano da sé il diavolo;

ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere quando sei tentato»

(Sant’Agostino, Commento sul salmo 60).

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate