I Domenica di Avvento

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 13,33-37.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.
E’ come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.
Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,
perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!».

Con questa domenica iniziamo non solo il tempo d’Avvento, ma anche un nuovo anno liturgico
ritornando così a ripercorrere le tappe del cammino di salvezza, pensato da Dio e attuato in Gesù
Cristo, per redimere l’umanità che in Adamo si era allontanata da Lui per seguire il serpente
tentatore. Ad accompagnarci in questo percorso saranno le Letture del ciclo B e il Vangelo di
Marco. Accogliamo questo tempo come dono di Dio per meglio conoscerlo ed amarlo.

Nel Vangelo troviamo Gesù che invita alla vigilanza, ma il senso di questo atteggiamento ci viene
dalla 1ª Lettura tratta dal profeta Isaia dove si afferma che Dio è il padre e salvatore di Israele, e
questo implica il riconoscersi come figli e bisognosi di salvezza. Israele ha sempre saputo del suo
privilegiato rapporto con Dio sancito con un patto d’alleanza dove Dio lo dichiara suo popolo e a
sua volta Israele riconosce Dio come suo Signore impegnandosi ad obbedire alla sua legge data con
Mosè. Nella pratica però le cose non sempre sono andate in questa direzione, tante volte Israele,
infatti, si allontanò da Dio volgendosi agli idoli, tradendo il patto d’alleanza e Dio allora li
abbandonava al loro destino di piccolo popolo, preda dei popoli vicini, suoi nemici. Questa
situazione però era occasione per pentirsi, riconoscere le proprie colpe e infedeltà, chiedere perdono
e ritornare a Dio osservando di nuovo il patto d’alleanza. Tutto questo lo troviamo nel brano
odierno; rileggendolo e meditandolo potremmo sentirlo nostro riconoscendoci nella storia di Israele,
sia come società che vive ormai lontana da Dio ed è preda di violenze, di guerre, di tanti mali di cui
è piena la cronaca quotidiana, sia come individui non sempre fedeli al Battesimo che ci ha resi figli
di Dio. Si sente così il bisogno di cambiare, ma si constata che con le nostre sole forze non si riesce,
abbiamo bisogno d’aiuto e come Israele, ci si ricorda che l’unico che può salvare è Dio e si chiede il
suo intervento: “Se tu squarciassi e cieli e scendessi!”.

Torna Dio a liberarci dai nostri mali
compiendo i tuoi prodigi, come altre volte hai fatto, manda la tua grazia, il tuo aiuto potente perché
ti riconosciamo, questa volta con la vita e non solo a parole, che tu sei nostro padre e redentore; è
questa una vera e sentita preghiera anche per l’oggi. Dall’AT sappiamo che questi periodi
d’infedeltà e ritorno a Dio si sono susseguiti nella storia d’Israele e dobbiamo ammetterlo anche
nella nostra. Ecco perché Gesù nel vangelo chiede di vigilare, è una vigilanza per non cadere nelle
infedeltà, per non dimenticarci di Dio e vivere a nostro arbitrio, come se Lui non ci fosse. Ora Dio
ha proprio squarciato i cieli ed è sceso in Gesù Cristo, vero Figlio di Dio che si è incarnato vivendo
da uomo tra gli uomini, dobbiamo cogliere la sua presenza che non cade sotto i nostri sensi, ma è
reale, una presenza che si fa viva nella Parola e negli esempi che ci ha lasciato e che noi dobbiamo
seguire. Non possiamo più essere nella sonnolenza del quieto vivere nei propri comodi, delle
proprie voglie, interessi e gusti, in una parola: nel nostro egoismo. Dio è più che mai presente e
operante nella Storia, anche nella nostra, viene con un avvenimento, un incontro, una parola, siamo

noi a dover cogliere la sua mano provvidente in quanto ci capita accogliendolo e vivendolo come
dono Suo per essere allenati e preparati a riconoscerlo nell’incontro più importante e decisivo,
quello col Cristo che si rivelerà nella sua gloria, quando lo vedremo a faccia a faccia senza più il
diaframma della nostra corporeità. Vivere alla presenza di Dio, questo è il senso della vigilanza
cristiana che il tempo d’Avvento ci richiama. Non sprechiamolo perché, come dice S. Paolo nella
prima lettera ai Corinzi (2ª Lettura) la grazia di Dio ci ha raggiunto, ci aiuta e sostiene in questo
cammino vigile e operoso per arrivare a contemplare il Cristo ed entrare in piena comunione con
Lui. Il Signore ha fatto e fa la sua parte, noi mettiamoci la nostra e sarà un buon Avvento ricco di
frutti spirituali.

 

Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate