I Domenica di Avvento

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 13,33-37.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.
E’ come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.
Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,
perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!».
Oggi, prima domenica di Avvento, non solo iniziamo un nuovo anno liturgico, ma, in qualche modo
la chiesa dà voce ai tanti pensieri che affollano i nostri cuori in questi giorni, settimane, anzi mesi di
ansia, paura, diffidenza, sconforto e forse anche rabbia e rancore.
Non credo di essere la sola a chiedere a Dio: ma fino a quando Signore? E che oggi vorrebbe
gridargli le parole del profeta Isaia: “Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro
redentore. Perché Signore…? Ritorna per amore dei tuoi servi… Se tu squarciassi i cieli e
scendessi! … Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi
siamo opera delle tue mani” (Isaia 63,16b-17.19; 64,2-7).
La risposta di Gesù risuona subito: “Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il
momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi
servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare” (MC 13, 33-37).
Sì, veglia, vigila, sta attento, non addormentarti, non distrarti: Dio è qui con noi, è qui presente, solo
non lo vedi, non lo riconosci… Egli ha già squarciato i cieli ed è disceso … “e il Verbo si fece
carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14) … “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione
di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione
di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2,2-3).
Ecco perché viene in qualsiasi momento e la sua venuta è sempre vicina. Dio c’è, è con noi e lo sarà
fino alla fine dei tempi e poterlo riconoscere presente è un suo dono. Ogni volta in cui lo
accogliamo, ecco che Gesù viene. Questo è il motivo per cui bisogna essere svegli, attenti e pronti,
non per sapere cosa avverrà, ma per imparare l’atteggiamento, il modo di agire nel tempo che ci è
dato. Non possiamo aspettare con le mani in mano, a ciascuno ha dato il suo compito: la storia di
salvezza in Gesù è sì già realizzata, ma allo stesso tempo è da realizzare in noi che ci mettiamo alla
sua sequela.
I sentimenti che ci attanagliano non sono sconosciuti a Gesù, anzi nel Getsemani li ha vissuti anche
lui (Mc 14,32-42). E oggi come allora Gesù torna a chiederci conto della nostra fedeltà invitandoci
a stare svegli e a pregare con lui, non solo per avere la forza di resistere, ma per avere il coraggio di
portare la storia a compimento manifestando con lui la gloria di Dio. Gesù lo ha fatto proprio dalla
croce, dalla quale non è scappato e dalla quale non è sceso. E noi? Ricordandoci che nonostante
tutto quanto stiamo vivendo, questo tempo non è una sala di attesa, ma è già il treno che ci porta al
Signore Gesù e, poiché è l’unico mezzo a disposizione, dobbiamo salirci e con fatica farlo andare
nel senso giusto. Basta iniziare a imparare a vigilare e discernere, così da trasformare il semplice
tempo, che passa inesorabile, in storia della salvezza: tempo carico della presenza di Dio,
nonostante la sua non immediata visibilità. Se Dio non c’è, anzi se Dio non si vede è perché non
sono incamminato sulla via della carità, dell’amore disinteressato, del servizio concreto ai fratelli,
del pormi ultimo e schiavo di tutti, come ha fatto lui, questo è il compito che ci ha affidato.
Non dobbiamo spaventarci, perché Dio ci “renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del
Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio…” (1 Cor 1, 3-9).
Chiediamo insieme al Signore, gli uni per gli altri, che ci sia dato di scoprilo, di vivere con lui
accanto, presente nella nostra vita, perché solo allora sarà vinto il male e Dio sarà tutto in tutti. Egli
ha scelto di affidare alla nostra incoerenza l’esito della storia: possiamo vivere la speranza e l’attesa
solo anticipandola e costruendola … è il solo modo convincente che abbiamo per dire che crediamo
e che vale la pena credere.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate