Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 3,16-18.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
[fonte: vangelodelgiorno.org]
Leggendo i versetti del Vangelo che la liturgia ci propone mi colpisce trovare scritto
che la volontà di Dio sia di salvare e non di condannare il mondo ovvero tutti gli uomini
e nella riga successiva leggere “ma chi non crede è già stato condannato”. Mi chiedo:
perché Dio vuole dare la salvezza a tutti ma non a chi non crede? Credere nel Dio di
Gesù Cristo non è un merito acquisito dalle buone disposizioni! Anzi a chi non crede
alla vita, alla bellezza, all’amore, a chi non trova un senso alla vita, al male e al dolore
va annunciata la salvezza, l’amore, la vita, la bellezza gratis per noi ma a prezzo della
croce da parte di Gesù!
La risposta a questo empasse la troviamo scrutando i versetti successivi a quelli
riportati oggi nel Vangelo. Come sempre lascio la parola al gesuita Silvano Fausti che,
per me, sa cogliere la profondità di Dio e la profondità del cuore dell’uomo.
Chi invece non crede è già stato giudicato …. Questo è il giudizio la luce è venuta
nel mondo…: Il giudizio per chi, pur conoscendola, non accoglie la Parola diventata
carne, è quello di preferire le tenebre alla luce, la morte alla vita. Il giudizio sull’uomo
lo fa l’uomo stesso, non Dio. Come è possibile il rifiuto della luce una volta conosciuta?
E’ un mistero! Certamente l’accoglienza dell’amore è sempre un atto di libertà. Ma
può la libertà rifiutare l’amore, se davvero è liberata dalla schiavitù dell’ignoranza e
della paura?
Erano infatti cattive le loro opere: queste opere cattive sono indicate come causa, non
come conseguenza del rifiuto. Può la fede dipendere dalle opere in modo che chi è
buono è ben disposto e crede, mentre chi è cattivo è maldisposto e non crede? E’
fuori dubbio che siamo giustificati dalla fede, non dalle opere (Gal 2,16). Non può
essere diversamente, perché la radice di ogni giustizia è accogliere l’amore gratuito
di Dio per noi. E’ tuttavia vero che “Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme
e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto” (At 10,34); come
è altrettanto vero che l’uomo può tenere la verità prigioniera dell’ingiustizia (Rm
1,18). In realtà uno crede e ama ciò che ritiene bene per lui. L’occhio abituato alla
tenebra è offeso dalla luce, per la qual è pur fatto. Finché la nostra intelligenza e la
nostra volontà restano schiave della menzogna e della paura – e del vizio che le
alimenta – non possiamo accedere alla verità e all’amore.
Perciò possiamo leggere correttamente i versetti che la liturgia ci propone nel
Vangelo: “Dio ha tanto amato il mondo … da dare il suo Figlio unigenito”. Dio da sempre
ama il mondo, anche se il mondo lo rifiuta. L’amore del Padre è gratuito e senza
riserve. Il Figlio, che lo conosce e ne vive, ce lo testimonia dalla croce. (…) Il Figlio è
venuto a salvare il mondo demonizzando con la sua croce l’immagine diabolica che
l’uomo ha di Dio e di noi stessi. (…) La salvezza è credere in Gesù crocifisso. Il Figlio
dell’uomo innalzato: lui è la Parola, luce e vita di ogni uomo, diventata carne per
narrare l’amore assoluto del Padre. In Lui ci è data la nostra identità di figli.1
1 S. FAUSTI, Una comunità legge il Vangelo di Giovanni, EDB, 2002, 67-69, vol. I
Monache Benedettine Monastero SS. Salvatore Grandate