Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,12-15.
Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto
e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
Prima lettura: dal libro della Genesi 9,8-15;
Seconda lettura: 1 lettera di Pietro 3,18-22;
Vangelo: secondo Marco 1,12-15.
Siamo alla prima domenica di Quaresima del ciclo B.
Le letture domenicali di questo anno ci conducono attraverso il tema dell’alleanza, che si
sviluppa soprattutto nelle prime letture.
Oggi abbiamo l’alleanza con Noè, domenica prossima l’alleanza con Abramo, in seguito
l’alleanza del decalogo con Mosè, fino a giungere alla quinta domenica in cui Geremia ci
parlerà della nuova alleanza.
Il Vangelo di questa domenica, invece, ci presenta Gesù tentato nel deserto.
L’evangelista Marco non descrive tre tentazioni, come Matteo e Luca, ma in due soli
versetti mette il paradigma dell’identità di Gesù.
Nel primo versetto del suo vangelo Marco diceva: “Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo,
Figlio di Dio”. Tre nomi che dicono tre aspetti del mistero di questa Persona: è Gesù, cioè
è un uomo nato come tutti gli altri uomini. E’ il Cristo, cioè il Messia, colui che Dio ha
mandato affidandogli una missione per il suo popolo. Non è però solo un uomo, non solo
un consacrato, un uomo speciale, ma è il Figlio di Dio.
Anche il brano della tentazione ripresenta questi tre aspetti del mistero di Gesù, ma
attraverso immagini, come un messaggio cifrato. Marco non ci vuole tanto raccontare
cosa è successo quando Gesù è andato nel deserto, ma ci presenta, come una buona
notizia, che Gesù è l’uomo, è il Cristo ed è il Figlio di Dio.
La cosa che più colpisce è che il racconto delle tentazioni segue immediatamente il
vangelo del battesimo. Liturgicamente, tra i due vangeli noi abbiamo frapposto già
diversi episodi della vita di Gesù, del suo ministero. Qui invece si dice: “subito lo Spirito
lo sospinse nel deserto”, subito dopo il battesimo.
Ma chi era colui che lo Spirito sospinse nel deserto? E’ lo stesso che dopo essere stato
battezzato udì una voce che diceva: “Tu sei il mio Figlio prediletto. In te mi sono
compiaciuto”. Ma come? E’ il Figlio prediletto e lo mandi nel deserto?
Appunto nel deserto si deve rivelare che Gesù è il Figlio prediletto, il vero Figlio che si
lascia condurre dal Padre.
Nei Profeti, per esempio in Osea, tutto Israele è detto figlio (Osea 11,1-2) “Quando
Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio”. L’ha chiamato
fuori dall’Egitto e l’ha condotto per il deserto verso una terra fertile. “Ma più li
chiamavo, più si allontanavano da me”. Israele nel deserto ha colmato la misura della
prova (40 anni) e in ogni occasione in cui c’era da fidarsi di Dio come Padre, che si
prendeva cura del popolo suo figlio, ha ceduto alla tentazione e non si è fidato, si è
ribellato.
Quindi la prima parte del versetto ci presenta Gesù come nuovo Figlio prediletto, nuovo
Israele, fuori dalle acque del battesimo ha ricevuto l’attestazione di essere amato e come
Figlio si è lasciato condurre nel deserto e tentare da Satana.
La tentazione, dal giardino dell’Eden in avanti, consiste fondamentalmente nell’instillare
nell’uomo la sfiducia verso Dio, nel fargli credere che Dio non gli vuole bene, perché se
Dio lo amasse, starebbe meglio, potrebbe mangiare di tutti gli alberi del Giardino;
potrebbe mangiare cipolle, porri, carne e non solo manna; potrebbe trasformare le pietre
in pane.
“Stava con le bestie selvatiche” è l’immagine che richiama il paradiso terrestre, dove
Adamo stava senza aver paura, non in conflitto, con tutte le bestie selvatiche.
Ma anche Isaia, in quel brano famoso che si legge in Avvento, parla del tempo
messianico come un tempo in cui la mucca e l’orsa pascoleranno insieme e il bambino
potrà mettere la mano nella buca del serpente senza temere. Quindi l’annotazione “Stava
con le bestie selvatiche”, secondo un’interpretazione riconosciuta da molti, presenta Gesù
come nuovo Adamo, l’uomo nuovo col quale Dio può riallacciare la sua alleanza, ma
anche il messia (= il Cristo) che inaugura il tempo della pace messianica.
Marco poi dice: e gli angeli lo servivano. Il salmo gli fa eco: Darà ordine ai suoi
angeli di custodirti in tutti i tuoi passi, perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
Uno che è servito dagli angeli una persona che è in ottimo rapporto con Dio perchè gli
angeli sono in primo luogo servitori di Dio. Si può quindi dire che con questa mezza riga
Marco vuol mostrarci Gesù Figlio di Dio; Gesù che, anche se uomo e anche se tentato
da satana non è separato da Dio. Il tempo usato per questo verbo servivano indica
un’azione che continua. Quindi, né la tentazione, né la condizione di uomo, possono
separare il Figlio prediletto dal Padre, ma in tutto egli vive da Figlio.
Nella prima lettura, come dicevamo sopra, inizia il tema dell’alleanza che per tutta la
Quaresima sarà portato avanti nelle prime letture.
La seconda lettura ci dà la chiave di interpretazione della prima. E’ raro che le due
letture si accordino così bene. La Lettera di S. Pietro presenta il diluvio come figura del
nostro battesimo. E’ quindi dal battesimo che è iniziata per noi l’alleanza con Dio. Essa è
invocazione ed esperienza di salvezza che ci viene dalla morte e risurrezione di Gesù.
Se il Vangelo ci dà l’idea della profondità del mistero racchiuso nella persona di Cristo,
usando come immagini di sfondo la permanenza di Israele nel deserto, Adamo nell’Eden,
il Figlio servito dagli angeli, la Lettera di S. Pietro ci lascia intendere l’estensione della
salvezza a tutti gli uomini di tutti i tempi. Dice infatti che Cristo con la sua morte è sceso
a portare nello Sheol la salvezza a coloro che sono vissuti in precedenza, fin dal tempo di
Noè. Ora il battesimo salva noi, e la risurrezione ha costituito Cristo Signore non solo
sugli uomini, ma anche sui Principati e le Potenze. Quindi, tra seconda lettura e Vangelo
abbiamo una presentazione del mistero di Cristo che è come un diamante, con tantissime
facce.
Ci conceda il Signore, attraverso la luce che si riverbera da Lui, contemplare il suo volto
e lasciare che la nostra vita ne sia illuminata e trasformata.
Monache Benedettine Monastero SS. Salvatore Grandate