Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,1-9.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,
e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
Oggi è Pasqua, Solennità delle solennità, giorno in cui Cristo ha vinto la morte ed è risorto dal sepolcro, evento fondante della nostra fede cristiana. Dopo duemila anni di cristianesimo queste verità le ripetiamo quasi meccanicamente, ma da parte degli apostoli e dei primi cristiani c’è stato un cammino per credere in questo mistero e trasmetterci così la fede su cui è fondata la nostra. Un cammino ben illustrato dalle Letture odierne. È il vangelo di Luca che ci narra come le donne recatisi al sepolcro per ungere il cadavere di Gesù frettolosamente sepolto, lo trovano violato, la pietra che lo chiudeva è rimossa e dentro non c’è più il corpo. Vedono e non capiscono. Compaiono poi due uomini in abito sfolgorante, richiamo alla veste candida e sfolgorante di Gesù nella trasfigurazione e segno della divinità, tanto che le donne impaurite da questa manifestazione divina, chinano il capo a terra e così ascoltano la spiegazione della sparizione del cadavere. Loro sbagliano a cercare tra i morti chi è vivo, è risorto e non può essere nella tomba ecco perchè è vuota; è così Dio stesso a rivelare ciò che è accaduto. Dopo questa spiegazione, vanno dagli apostoli a raccontare tutto e non sono credute, ma Pietro va a verificare di persona e trova esattamente come avevano riferito e si allontana pieno di stupore. Le donne hanno sentito dagli angeli che Cristo è Risorto, forse senza comprenderne bene il significato, Pietro si ferma allo stupore, forse carico di domande. Metabolizzare un avvenimento fuori dalla portata esperienziale dell’uomo è un processo lungo, non basta una tomba vuota, non bastano le parole di due figure dall’aspetto divino, non basta nemmeno l’incontro col Risorto come ci narrano in seguito i vangeli, ci vuole tempo. Gli apostoli già non capivano quando Gesù parlava della sua passione e morte, e della sua risurrezione, non possono comprendere ora tutto e subito, ci vorrà lo Spirito Santo che li aiuterà a leggere tutta la vita di Cristo come Figlio di Dio venuto nel mondo per la nostra salvezza, morto e risorto, questo è il cammino della nostra fede. Gli Atti degli Apostoli (1ª Lettura) ci presentano, infatti, un Pietro diverso, non è più perplesso e pieno di stupore, è invece deciso, sicuro nel dichiarare ciò in cui crede, lui è testimone perché ha vissuto con Gesù di Nazaret vedendo e condividendo tutto il suo operato nei tre anni di vita pubblica e dopo la sua morte in croce non esita ad affermare che è risorto. Lui ha, infatti, visto il sepolcro vuoto e ha incontrato il Risorto mangiando e bevendo con Lui, ha familiarizzato con questo avvenimento fuori dall’esperienza umana e ora ne parla con convinzione perché è diventato parte della sua vita, tanto da cambiarla radicalmente. È così che si è diffuso il Vangelo che è sostanzialmente vita di Gesù, Figlio di Dio, nato, morto e risorto. È il credo trasmesso dagli apostoli, primi testimoni credenti e per ciò credibili, arrivato sino ai nostri giorni. Paolo, che non è stato testimone diretto come gli apostoli, ma ha avuto una forte esperienza del Risorto incontrato sulla via di Damasco, nel brano della lettera ai Colossesi (2ª Lettura) ci dice chiaramente come dobbiamo vivere, ora che anche noi abbiamo incontrato il Risorto mediante la fede. Fede che abbiamo ravvivato partecipando ai riti del Triduo santo, dove Cristo ci ha trasmesso la grazia scaturita dalla sua morte che ci ha fatto morire all’uomo vecchio legato al peccato. Ora il Risorto ci trasmette la grazia della vita nuova quella dei risorti che non pensano alle passioni terrene, ma cercano i beni dello Spirito che spinge ad amare, a perdonare, a costruire la pace. È vita da risorti e avrà il suo pieno compimento quando Cristo ci introdurrà nel suo Regno di vita vera ed eterna dove anche per noi, si realizzerà l’esperienza della risurrezione. Iniziamo perciò ad augurarci una buona S. Pasqua contemplando il Risorto e cercando di vivere da risorti, come ci esorta S. Paolo, S. Pietro e la Chiesa.
Monache Benedettine SS. Salvatore Grandate