Introduzione
«Voler essere vicini a Cristo esige di farsi prossimo verso i fratelli, perché niente è più gradito al Padre se non un segno concreto di misericordia. Per sua stessa natura, la misericordia si rende visibile e tangibile in un’azione concreta e dinamica. Una volta che la si è sperimentata nella sua verità, non si torna più indietro: cresce continuamente e trasforma la vita. È un’autentica nuova creazione che realizza un cuore nuovo, capace di amare in modo pieno, e purifica gli occhi perché riconoscano le necessità più nascoste». Questa prossimità verso i fratelli si esprime, in modo particolare, nella sollecitudine per i poveri.
«Cosa possiamo fare per i poveri?». «Come esercitare la misericordia, incarnandola in atteggiamenti e gesti di carità e di attenzione verso coloro che sono oppressi dalle diverse forme nelle quali la povertà si manifesta?». Sono soprattutto queste le domande che si levano, in modo immediato, di fronte al grido dei poveri. Sotto questo aspetto, qualcuno si è certamente già impegnato personalmente – magari da tempo – con interventi mirati, rivedendo stili personali di vita, o dando il proprio contributo all’interno di associazioni, di movimenti o gruppi che si prendono cura dei poveri. Al tempo stesso non manca nemmeno chi si ferma a riflettere sulle diverse forme in cui la povertà oggi si presenta, indicandole perlopiù nell’insufficienza di mezzi economici e finanziari, nella fragilità del tessuto relazionale, in un diffuso disagio psicologico e sociale, aggravato, non di rado, da una vita impostata su falsi valori. Sono proprio i poveri, generalmente, a ricordarci che tutti siamo, in qualche modo rivestiti, nella nostra umanità, di fragilità e debolezza. Non c’è nessuno che non sperimenti, sotto qualche aspetto, quella povertà radicale che è costitutiva dell’uomo; e se è vero che esiste una povertà che è da combattere e alla quale rispondere invocando una maggiore giustizia, esiste però anche una forma di povertà – la povertà «in spirito» – che deve essere riscoperta. Cosa pensare e che cosa fare, dunque? Dalle considerazioni fin qui esposte, emerge chiaramente che riflessione e azione, pensiero e impegno concreto devono sempre essere tenuti contemporaneamente presenti.
Se andiamo con la mente al fondamento permanente della nostra fede, se fissiamo lo sguardo su Gesù al Golgota, vediamo che «il Figlio di Dio sulla croce è nudo; la sua tunica è stata sorteggiata e presa dai soldati (cf Gv 19,23-24); lui non ha più nulla. Sulla croce si rivela all’estremo la condivisione di Gesù con quanti hanno perso dignità perché privati del necessario. Come la Chiesa è chiamata ad essere la “tunica di Cristo” per rivestire il suo Signore, così è impegnata a rendersi solidale con i nudi della terra perché riacquistino la dignità di cui sono stati spogliati. “(Ero) nudo e mi avete vestito” (Mt 25,36), pertanto, obbliga a non voltare lo sguardo davanti alle nuove forme di povertà e di emarginazione che impediscono alle persone di vivere dignitosamente». L’esempio di Cristo, Figlio del Padre e Volto della Misericordia, si è impresso a tal punto nella mente di Paolo, da costituire per lui un imprescindibile punto di riferimento: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9).
Dio, in Gesù Cristo, si è fatto povero. Dunque l’essere “povero” si riferisce, prima di tutto, a una condizione teologale. Lo ha ricordato anche papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: «Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro “la sua prima misericordia”. Questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere “gli stessi sentimenti di Gesù” (Fil 2,5). Ispirata da essa, la Chiesa ha fatto una opzione per i poveri intesa come una “forma speciale di primazia nell’esercizio della carità cristiana, della quale dà testimonianza tutta la tradizione della Chiesa”. Questa opzione – insegnava Benedetto XVI – “è implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci mediante la sua povertà”. Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro».
Siamo così chiamati a vivere quella povertà di spirito che è strada verso la santità, andando sempre alla radice di questa vocazione, alla scelta di Cristo, per metterci in ascolto dei poveri e muoverci ad una carità cristiana che vinca ogni forma di ingiustizia e sopraffazione. Gesù stesso, nel Vangelo, avverte che questo sarà il criterio in base al quale verremo giudicati: «Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” […] In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”» (Mt 25,34- 36.40).
In definitiva, se da una parte siamo invitati ad una vita austera e spoglia, in modo tale da condividere la vita dei più bisognosi, il Vangelo ci chiama a rivestirci di un cuore povero. «Quando il cuore si sente ricco è talmente soddisfatto di se stesso che non ha spazio per la Parola di Dio, per amare i fratelli, né per godere delle cose importanti della vita».
1. Ascoltare il grido dei poveri
2. Solidali con i «nudi della terra»
3. Una chiesa «povera per i poveri»
4. Segno per il mondo