Introduzione
Da sempre Dio ha avuto uno sguardo di particolare predilezione per i giovani. Nella Bibbia si ricorda, ad esempio, la predilezione di Dio per Davide (cf 1Sam 16,1-13), per Samuele (cf 1Sam 3,1-21), per Geremia (cf Ger 1,4-10) e per Maria (cf Lc 1,26-38). Di fronte alla chiamata del Signore, questi giovani non hanno nascosto la loro povertà, la loro fragilità o i loro dubbi. Tuttavia egli, che guarda il cuore, si è compiaciuto di scegliere proprio loro, illuminandone e sostenendone il cammino con la potenza della sua misericordia. A Geremia, che manifestava il suo timore – «Ecco, io non so parlare, perché sono giovane» (Ger 1,4) – il Signore rispose: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,7-8). Così anche Maria, nella sua umiltà, poté cantare che la misericordia del Signore si estende «di generazione in generazione» (Lc 1,50).
La Chiesa impara dal Signore a guardare i giovani come membra elette del suo corpo, bisognosi di cura, ma anche apostoli coraggiosi per la missione, testimoni e annunciatori loro stessi della misericordia. Solo uno sguardo di tenerezza può suscitare nei giovani la gioia di una risposta, pur restando, essi, sempre liberi di rifiutare l’invito, come accadde al giovane ricco (cf Mt 19,16-22). Guardiamo dunque con simpatia agli adolescenti e ai giovani, riconoscendo in essi i tratti peculiari che li caratterizzano: l’entusiasmo, la curiosità, la spinta a sperimentare cose nuove, la ricerca di senso, l’apertura al futuro, la domanda sulla propria identità e sul loro posto nel mondo. Li vediamo desiderosi di assumere responsabilità, di scegliere a chi appartenere, di scoprire il contributo che possono dare alla famiglia e alla società, cercando dei punti fermi per il cammino; ma anche faticare nel riconoscere la propria vocazione nella Chiesa e nel mondo e nel vivere autenticamente le esperienze della relazione e dell’affettività.
Indubbiamente il contesto odierno pone alcune sfide. Papa Benedetto XVI ha richiamato più volte l’attenzione sull’«emergenza educativa», sul fatto che quanti hanno responsabilità educative spesso si sentono scoraggiati e tentati di rinunciare. Per questo ha invitato a rinnovare l’impegno di tutti per una formazione integrale della persona, affinché sia resa capace di vivere la vita in pienezza, offrendo il proprio contributo alla costruzione dell’unità del genere umano.
Le comunità della nostra diocesi, anche le più piccole, si sono sempre impegnate nell’educazione alla fede e alla vita cristiana anche attraverso gli oratori. Non nascondiamo, in quest’artigianale opera di educazione, la crisi che oggi attraversa il rapporto tra le generazioni, accentuata anche dal disorientamento degli adulti di fronte alle sfide della “rivoluzione digitale”. Dobbiamo inoltre constatare che talvolta i fallimenti affettivi e relazionali a cui gli adulti sono andati incontro pongono un freno alla speranza dei giovani.
Tuttavia, anche in questo contesto, Dio continua a parlare al cuore dei giovani, a suscitare il desiderio di una vita bella e piena, capace di scelte coerenti e radicali. Egli, nel suo figlio Gesù, ci ha amati per primo, e ci invita a incontrare ogni uomo, ogni giovane con la stessa gratuità. Il tesoro che la Chiesa vuole donare ai giovani è Gesù, l’uomo nuovo, volto della misericordia del Padre. Accogliendo questo tesoro, si sperimenta la gioia di essere figli nel Figlio, di poter chiamare Dio col nome di Padre, di lasciarsi rinnovare dal dono dello Spirito che – in una rinnovata Pentecoste – mantiene la Chiesa sempre giovane.
La presenza dei giovani è un invito, per tutta la Chiesa, a camminare insieme, in un reciproco scambio di doni: «i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (Gl 3,1), dice il profeta Gioele. Essi, che sono parte viva della comunità credente, possono comunicare ai coetanei la bellezza del Vangelo ed essere giovani “apostoli dei giovani”. Per questa ragione occorre guardare con particolare attenzione e affetto ai giovani che frequentano assiduamente e con frutto le parrocchie e gli oratori, ringraziando Dio per la loro presenza. Al tempo stesso, è necessario interrogarsi sulle ragioni che spingono la maggioranza dei giovani a non riconoscersi più nella fede cristiana, vivendo, non tanto contro Dio, ma come se Dio non esistesse, del tutto indifferenti alle provocazioni della sua Parola e al dono del suo amore.
La Chiesa di Como, tuttavia, sa che la misericordia di Dio vuole raggiungere anche il loro cuore. Pertanto rinnova il suo impegno per trasmettere loro questa “lieta notizia”, aprendo le porte delle proprie comunità e andando loro incontro, nella speranza che anch’essi possano sperimentare la bellezza di seguire Cristo che, curando le ferite, rinnova il cuore dell’uomo. Ad essi si rivolge con le parole di papa Francesco: «Carissimi giovani, Gesù misericordioso […] vi aspetta. Lui si fida di voi e conta su di voi! […] Non abbiate paura di fissare i suoi occhi colmi di amore infinito nei vostri confronti e lasciatevi raggiungere dal suo sguardo misericordioso, pronto a perdonare ogni vostro peccato, uno sguardo capace di cambiare la vostra vita e di guarire le ferite delle vostre anime, uno sguardo che sazia la sete profonda che dimora nei vostri giovani cuori: sete di amore, di pace, di gioia, di felicità vera. Venite a Lui e non abbiate paura! […] Lasciatevi toccare dalla sua misericordia senza limiti per diventare a vostra volta apostoli della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera, nel nostro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio e da tanta disperazione».
1. Il desiderio di Dio
2. iL vangelo della misericordia
3. Giovani «aspostoli dei giovani»
4. Misericordia e vita secondo Lo spirito