Novena di Natale 2019

In cammino verso Betlemme… con Elia e l’asino Eufemio

C’era una volta un uomo saggio.

Si chiamava Elia ed era un vasaio.

Trascorreva intere giornate nella sua piccola bottega e con l’argilla plasmava oggetti meravigliosi. Erano così belli che dai paesi vicini accorrevano in tanti per ammirarli ed acquistarli. La sua specialità erano i vasi: ne faceva di tutte le dimensioni e di tutte le forme.

Elia viveva in un piccolo villaggio che distava quattro giorni di cammino da Betlemme dove si recava, ogni anno, in occasione del Natale, per vendere i suoi capolavori al mercato.

A Betlemme, lo accompagnava un vecchio asino che molto volentieri metteva a disposizione la sua groppa per trasportare la preziosa merce.

Eufemio, così si chiamava l’asino, sapeva bene che era solo il viaggio di andata ad essere un po’ faticoso. Al ritorno il suo groppone era vuoto e leggero perché, al mercato di Betlemme, le terrecotte del suo buon padrone andavano a ruba.

Il giorno prima della partenza il saggio vasaio si svegliò all’alba e appese sull’uscio della sua bottega una scritta che diceva “CHIUSO PER IMPORTANTISSIMI LAVORI IN CORSO”.

Poi per tutta la giornata se ne stava in silenzio ad impastare e modellare l’argilla e con le sue mani creando un piccolissimo vaso da lasciare nel presepe di Betlemme, accanto al Bambinello. Ogni anno era così!

Una volta, accadde che il vasetto appena cotto scivolò dalle mani di Elia e si ruppe e siccome non c’era tempo per realizzarne uno nuovo lui raccolse i cocci e con un impasto di terra, acqua e colla cercò di rimetterli insieme. Quel vaso ricomposto aveva tante crepe e qua e là qualche buchetto ma era comunque bellissimo e ad Elia piaceva tanto perché gli ricordava che anche la sua vita era fatta di tanti piccoli pezzi incollati insieme dalla tenerezza di Dio. Chiuse gli occhi e con il cuore provò a cercare i pezzetti che componevano la sua vita: ne trovò alcuni colorati dai sorrisi e alcuni bagnati dalle lacrime; molti riscaldati dalla gentilezza e altrettanti imbruttiti dall’ egoismo; ne trovò tantissimi pieni di chiacchere inutili e pochi, troppo pochi, abitati dall’ascolto.

E mentre cercava nel cuore teneva stretto nelle mani il suo splendido vasetto sgangherato…

2 GIORNO

Non si era ancora fatto giorno quando Elia e l’asino Eufemio si misero in cammino verso Betlemme.

Il vasaio teneva tra le mani una lanterna arrugginita per far luce ai suoi passi e a quelli dell’asino che lo seguiva silenzioso ed emozionato.

“Mio buon amico, ringraziamo Dio che ancora una volta ci dona di poter fare questo viaggio e chiediamogli di accompagnarci con la sua benedizione”, disse Elia al mansueto animale che ragliò felice.

I due camminarono tutto il giorno tra le dune del deserto.

Giunsero, verso sera, nei pressi di un villaggio fatto di poche case e si misero a cercare un alloggio per la notte.

Elia aveva delle provviste nella bisaccia e sperava che qualcuno gli offrisse un riparo in cambio di un abbondante pezzo di pane e qualche manciata di farina.

Anche Eufemio desiderava riposarsi un po’ e rifocillarsi con del buon fieno.

Da una stradina sbucò un uomo che vedendo l’asino stanco si avvicinò ad Elia e disse:

“Mi chiamo Giuseppe, pace a voi e benvenuti nel nostro villaggio. Dovete essere stranieri e venire da lontano perché i vostri passi sono lenti e affaticati”.

“Camminiamo da tutto il giorno”, rispose Elia, “siamo diretti a Betlemme e vorremmo trovare un riparo per riposarci un pò”.

“Venite, seguitemi vi do ospitalità nella mia casa. Non ho molto da offrirvi ma possiamo condividere la stuoia e per l’asino ho del fieno”.

Dopo un breve tratto i tre giunsero in un alloggio povero ma accogliente. Il vecchio asino si sistemò in un angolo, Elia prese il pane dalla sua sacca e lo condivise con Giuseppe poi si addormentò.

Il giorno seguente il saggio vasaio si svegliò all’alba, caricò sul groppone di Eufemio le terracotte da vendere al mercato e salutò Giuseppe.

“Grazie buon uomo per averci ospitato nella tua casa” disse Elia, “Chiederò a Dio di non farti mancare mai la sua protezione”.

“Sono felice di avere accolto te e il tuo umile animale,” replicò Giuseppe, “Voi avete portato nella mia casa il calore della vostra bontà e della vostra compagnia e io vi farò dono della mia preghiera ”

Dopo queste parole Giuseppe tirò fuori da una tasca della sua giacca tutta rattoppata un pizzico di polvere d’oro e la mise nelle mani del vasaio supplicandolo di portarlo fino al presepe di Betlemme…

3 GIORNO

Il saggio vasaio e l’asino Eufemio camminarono in silenzio per ore.

Di tanto in tanto Elia sbirciava in un piccolo scomparto della sua bisaccia per assicurarsi che la polvere d’oro che gli aveva dato Giuseppe non fosse scivolata fuori.

“Sai Eufemio”, disse il vasaio rivolgendosi al docile asino, “ Il pizzico di polvere d’oro che abbiamo con noi è molto più prezioso di tutte le terracotte che trasporti sul tuo groppone. Ho promesso a Giuseppe che l’avrei portato al presepe di Betlemme e così faro! Mi raccomando amico mio, raglia forte se dovessi vederne scivolare dalla sacca anche solo un minuscolo granello”

Giunsero nella piazza di un villaggio animata dalle voci di alcuni venditori di cammelli. Elia si guardava intorno alla ricerca di un pozzo e appena lo trovò affrettò il passo incitando Eufemio a seguirlo.

“Buon giorno abbiamo bisogno di acqua” disse il vasaio ad un uomo che aveva tutta l’aria di essere lì al pozzo per dare aiuto ai viandanti”.

“Pace a voi!” disse l’uomo, che aveva una voce gentile. Anche il suo sguardo era gentile. Senza perdere tempo calò il secchio nel pozzo, ne estrasse dell’acqua freschissima che porse in una ciotola ad Elia, appoggiò il secchio a terra e invitò anche l’asino a bere.

“Da dove venite e dove siete diretti?” chiese poi l’uomo.

“Io ed Eufemio veniamo da lontano, abbiamo attraversato le dune del deserto e siamo diretti a Betlemme. Vado al mercato a vendere le mie tarracotte e a portare un dono al Bambinello del Presepe”.

Il custode del pozzo non credeva alle sue orecchie!!!  Da anni desiderava incontrare un pellegrino in viaggio verso Betlemme perchè aveva un regalo da far recapitare al Bambinello del Presepe.

Da una tasca del mantello sfilò un piccolo sacchetto che aprì con cura. Prese un pizzico di polvere d’oro la mise nelle mani di Elia chiedendogli con gentilezza di portarlo fino a Betlemme…

4 GIORNO

Con la gentilezza che avevano ricevuto dal custode del pozzo e con due pizzichi di polvere d’oro nella bisaccia Elia e l’asino Eufemio si rimisero in cammino.

La stanchezza iniziava a farsi sentire ma i due amici avevano una grande gioia nel cuore e questo bastava ad affrontare qualsiasi fatica.

Verso sera raggiunsero un altro villaggio dove speravano di trovare un fuoco per riscaldarsi un po’ e un riparo per riposare.

Nelle stradine illuminate da centinaia di piccole lanterne c’era un gran via vai di gente festosa.

“Cercate anche voi sorrisi da portare al Presepe di Betlemme?”, chiese ad Elia un ragazzetto simpatico e assai allegro

“Cercare sorrisi??? Per Gesù Bambino?  Non ci avevo mai pensato ma mi  sembra una grande idea!!! Insegnami come si fa.

“E’ semplice. Basta saper guardare con il cuore chi incontriamo perché se facciamo questo, l’altro ci sorride anche se forse dentro è triste o arrabbiato o stanco… stanco come sei tu… che però mi hai regalato un sorriso. Grazie!”

Il vasaio rimase in silenzio per qualche attimo perché le parole di quel bimbo lo commossero profondamente. Erano così belle. Lui che era un uomo saggio sapeva bene che non era sempre facile guardare con il cuore ma sapeva anche che quando questo accadeva si disegnavano sorrisi meravigliosi sui volti delle persone.

“Come ti chiami? riprese il bimbo.

“Mi chiamo Elia”

“Io porterò il tuo sorriso al presepe di Betlemme te lo prometto e sai come farò? Lo custodirò nel cuore e poi quando arriverò anche io a Betlemme come te, correrò nel Presepe,  guarderò il Bambinello e gli dirò ti regalo il sorriso di Elia e lui mi sorriderà…”

I due si salutarono.

Il vasaio e l’asino Eufemio si fermarono poche ore a riposare in una stalla poi quando ancora il cielo era illuminato dalle stelle ripresero il loro viaggio.

 5 GIORNO

Elia si svegliò all’alba perché voleva sistemare con cura le sue terracotte, voleva che fossero tutte ben posizionate così che i visitatori del mercato potessero ammirarle ed acquistarle.

E che gioia provò quando frugando nella sua bisaccia per cercare se fosse rimasto qualcuno dei suoi capolavori più piccoli ritrovò i pizzichi di polvere d’oro che la sera prima pensava di aver perso chissà dove.

Viandanti e pellegrini non si fecero attendere… in men che non si dica il mercato di Betlemme si animò di voci, canti, abbracci e sorrisi.

Prima che il sole tramontasse dietro le dune del deserto Elia riuscì a vendere tutte le sue terracotte.

Era tanto felice perché con il ricavato avrebbe potuto comprare del buon fieno per Eufemio ma soprattutto il pane per i poveri che ogni giorno bussavano alla porta della sua bottega.

Raccolse la stuoia con i sacchi vuoti, la caricò sul groppone dell’asino, salutò i suoi amici ambulanti e si incamminò verso il presepe di Betlemme.

6 GIORNO

Era la vigilia di Natale.

Tutto era avvolto dal silenzio: le strade, le case, il cielo e anche le voci.

Il saggio vasaio era emozionato e anche il vecchio asino lo era.

Sapevano entrambi che in quella santa notte Dio avrebbe fatto a tutti gli abitanti della terra un regalo meraviglioso ….il piccolo Gesù.

Prese  il suo vasetto sgangherato e lo strinse tra le mani.

“Sai amico mio” disse Elia rivolgendosi all’asino: “Questo vasetto che ho plasmato per Gesù anche se tutto storto, bucherellato è pieno di crepe è bellissimo ancora più bello di quando siamo partiti e sai perché?

Perché ci metterò dentro la polvere d’oro che ci ha regalato Giuseppe, la gentilezza del custode che ci ha accolto al pozzo, il sorriso del bambino che abbiamo incontrato, e di tutti quelli che abbiamo ricevuto e quelli che abbiamo regalato, ci metterò dentro anche la fatica di questo viaggio e poi ci metterò anche l’allegria del tuo ragliare!!!

A pochi passi dal presepe di Betlemme il saggio vasaio si sentiva tanto piccolo un po’ sgangherato proprio come il suo vasetto ma questa cosa non lo preoccupava perché sapeva e ne era certissimo che per il piccolo Gesù era un meraviglioso pizzico di polvere d’oro.