11 marzo 2019
“Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce: “Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino”.
Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo; ma quando fu lì per dare la prima asciata, rimase con il braccio sospeso in aria, perchè sentì una vocina sottile sottile, che disse raccomandandosi: “Non mi picchiar tanto forte!”. Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!… “Ho capito- disse allora maestro Ciliegia ridendo e grattandosi la parrucca- si vede che quella vocina me la son figurata io. Rimettiamoci a lavorare”.
L’inizio del racconto di Pinocchio, con maestro Ciliegia alle prese con il pezzo di legno che parla e che, nelle mani di Geppetto, diventerà un burattino, mi fa pensare alle tante voci che sentiamo nella nostra vita.
Tutto ci parla. Le persone, le situazioni, le creature, anche quelle inanimate.
Noi stessi ci parliamo. Dio ci parla. E davanti a questa marea di voci noi spesso non ascoltiamo, perchè troppo impegnati a fare altro o perchè siamo troppo superficiali. Altre volte ascoltiamo, ma non vogliamo andare in crisi, perchè magari quelle voci toccano nervi scoperti della nostra vita.
E allora “rimettiamoci a lavorare”, come dice maestro Ciliegia, così la mente resta impegnata in cose materiali e non si addentra in meandri che potrebbero persino farci cambiare qualcuna delle idee a cui siamo molto affezionati. Qualche volta le voci sconcertano perchè provengono da realtà che non avremmo mai ritenuto capaci di parlare.
Un pezzo di legno può parlare? Meglio, come fa maestro Ciliegia, attribuire alla nostra fantasia, alla nostra immaginazione l’esistenza di certe voci che dicono certe cose. Soprattutto quando queste voci vengono dal profondo di noi stessi, da quella che noi chiamiamo coscienza e che spesso è la voce di Dio.
E soprattutto quando dicono cose scomode per noi, per il nostro quieto vivere, per la nostra tendenza ad adattarci a tutto ciò che non ci procura fastidi.
Mettersi in una dimensione di ascolto di tutto quello che ci circonda non è facile. Richiede una grande disponibilità a cambiare, a convertirsi. Richiede anche una grande capacità di comprensione, di discernimento, perchè non tutte le voci sono positive e dicono cose giuste. Anche il diavolo parla e la sua voce è spesso melliflua e accattivante.
Ascoltare tutti e tutto, discernere e tenere ciò che è buono: ricetta antica e valida, soprattutto se il criterio per discernere ciò che è buono è sempre il Vangelo.
don Roberto