30 luglio 2018
“Ha visto il giornale? Abbiamo un vescovo del PD!”. “I vescovi dovrebbero smetterla di fare politica”.
Incontro due signori, pensionati, mentre sto andando a confessare un’anziana signora, ammalata, che non può uscire di casa. Dopo avermi salutato calorosamente i suddetti signori, con la schiettezza tipica dei grandatesi, si mettono a fare le suddette considerazioni.
Si riferiscono all’intervista di monsignor Cantoni apparsa su “Diogene”, ma soprattutto ai commenti degli esponenti di vari partiti riportati il giorno dopo su ” La Provincia”.
Non ho molto tempo a disposizione, perchè la signora che devo andare a confessare consuma il suo frugale pranzo molto presto rispetto agli orari normali, però mi fermo e provo a dire che quando i vescovi fanno interventi pubblici e richiamano i principi del Vangelo non si schierano con un determinato partito ai danni di un altro. Caso mai sono i partiti a tirare per la giacchetta il vescovo, mettendo il cappello sulle sue affermazioni o prendendone le distanze a seconda delle ideologie che li ispirano o dei bacini elettorali a cui attingono.
Anche monsignor Maggiolini era definito “vescovo leghista” e il sottoscritto, nel suo piccolo, è stato definito (oltre che in modi irripetibili) “prete salvinizzato”.
E aggiungo che un vescovo è comunque cittadino italiano e dunque ha il diritto di parlare e di esprimere le proprie opinioni, come chiunque altro. Se poi le cose che dice danno fastidio a qualcuno, questo qualcuno ha tutti i diritti di replicare. D’altronde quando si scende nell’agone pubblico bisogna accettare le contestazioni, le critiche e, qualche volta, subire anche calunnie e insulti.
” Ma questo è fare politica!”, ribadisce, agguerrito, uno dei due signori. Infatti, caro signore. Questo è fare Politica con la “P” maiuscola.
Il vescovo propone un’idea di società civile ed ecclesiale che gli sembra consona al Vangelo e su questo tutti dovrebbero verificarsi, in modo particolare i politici (spesso, purtroppo, con la “p” minuscola), ai quali è affidato un compito essenziale nella costruzione della società.
“E poi – aggiungo- meno male che abbiamo un vescovo che non ha paura di dire apertamente quello che pensa e non teme il confronto, che non scappa davanti alle proprie responsabilità di pastore e di personaggio pubblico e non invoca il reato di lesa maestà se qualcuno lo critica o dissente da quello che pensa lui. E se quelli che lo ascoltano fossero persone intelligenti apprezzerebbero i suoi punti di vista, anche senza condividerli. Perchè la diversità è ricchezza e solo uno stolto può vedere una minaccia nei pareri diversi dal suo”.
“E allora perchè non se le prendono in casa loro, queste persone (i profughi, ndr)? Non mi sembra che nei loro palazzi manchi lo spazio. E anche il Papa, che parla tanto, dovrebbe dare il buon esempio e prenderne un bel po’ in Vaticano”.
A parlare così è una gentile signora di una certa età, che è sopraggiunta portando la borsa della spesa. Donna colta e battagliera, che conosce molto bene il Vangelo, da sempre dedita al volontariato e patita della corrispondenza tra parola e azione, soprattutto per i cristiani. “Ahia, la coerenza tra il dire e il fare”, penso tra me e me.
La signora spara calibri più grossi : “Sa, spesso, quando sento parlare gli alti prelati, mi viene in mente Gesù che dice dei farisei: “Quello che vi dicono di fare fatelo, ma non fate quello che fanno”.
Il sorriso che sfodera a questo punto le abbellisce certamente il volto, ma è difficilmente interpretabile.
Abbozzo una difesa di questi “alti prelati”, dicendo che l’ospitalità in strutture antiche, come sono i loro palazzi, non corrisponde alle esigenze di sicurezza richieste alle strutture recettive. La sparo grossa: “In ogni caso la sovrintendenza non darebbe mai il permesso. Sa, i poveri vescovi non sono mica padroni a casa loro!”.
A questo punto mi butto sul più ritrito repertorio cattopauperistico dicendo che, in fondo, tutti noi siamo incoerenti, perchè abbiamo i frigoriferi pieni di cibo e tante persone, invece, muoiono di fame. Cerco di concludere con un’ altra infelice battuta: “E poi se li immagina, signora, i giardini vaticani pieni di moduli abitativi ?”, “Certo che me li immagino. Gesù li vorrebbe proprio così!”.
Colpito e affondato. Grazie al Cielo si è fatto tardi e devo proprio andare perchè il pranzo della signora anziana è sacrosanto e non ammette dilazioni di orario.
don Roberto