16 settembre 2019
“Ulisse, per non cedere al canto delle sirene, che ammaliavano i marinai e li facevano sfracellare contro gli scogli, si legò all’albero della nave e turò gli orecchi dei compagni di viaggio. Invece Orfeo, per contrastare il canto delle sirene, fece qualcos’altro: intonò una melodia più bella, che incantò le sirene”.
Sono parole del Papa, scritte nel numero 223 della ” Christus vivit”, l’Esortazione Apostolica postsinodale rivolta ai giovani e a tutto il Popolo di Dio. Ulisse e Orfeo ci dicono due modi diversi di affrontare i richiami pericolosi del mondo in cui viviamo. Richiami a cui sono certamente esposti i giovani, ma che esercitano un discreto fascino anche su noi adulti.
Il “tutto subito”e il “tutto facile” che ci vengono continuamente esibiti raccolgono tanti adepti e continuano a mietere vittime. L’individualismo egoistico e la ricerca del proprio esclusivo benessere creano fratture terribili nella società e demoliscono quella comunione solidale che dovrebbe regolare i rapporti tra gli essere umani e tra di essi e il Creato.
Davanti a questo (e a tanto altro ancora) ci si può chiudere in un ritiro sdegnoso, spesso frutto di paura, ma anche di prudenza, di incapacità di dialogo, ma anche di sana consapevolezza delle proprie debolezze e fragilità. E’ la reazione di Ulisse davanti al canto delle sirene: ci si mette nella condizione di non ascoltare e di impedirsi forzatamente di sbagliare. E’ una scelta saggia, che però permette che le sirene continuino a cantare. Orfeo invece canta qualcosa di più bello e incanta le sirene stesse.
Che cosa abbiamo da offrire al mondo? C’é qualcosa di veramente più bello del canto delle sirene? Tante cose sono più belle. Peccato che. per essere realizzate, richiedano anche fatica e sacrificio. E finchè non apprezzeremo la bellezza della fatica e del sacrificio… Riscopriamo, allora, una parola antica e spesso abusata, l’unica parola che renda bello il sacrificio e gioiosa la fatica: la parola “amore”.
Ulisse gioca in difesa, Orfeo ama: ama il canto, a tal punto da non fare calcoli se non quelli imposti dall’oggetto del suo amore. E canta. Sarebbe proprio bello mostrare a tutti che amiamo, che osiamo amare, che non ci stanchiamo di amare. E’ questa il “bello” che il mondo attende e che, per certi aspetti, già vive. Perchè l’amore non è estraneo al cuore dell’essere umano, di ogni essere umano. Come il canto bello non era estraneo alle sirene. Ecco perchè l’amore trova sempre un terreno fertile in ogni cuore.
don Roberto