13 dicembre 2021
Ormai tutti riconoscono che la trasmissione non avviene più di padre (o, meglio, madre) in figlio. Da un paio di generazioni nel mondo occidentale è saltato il meccanismo e ormai i bambini di oggi non ricevono più la fede dai loro genitori i quali, a loro volta, non l’hanno ricevuta dai genitori.
Stiamo così procedendo a passi lunghi e ben distesi verso l’ateismo di massa e l’indifferenza religiosa. Il che non sarebbe neanche un male se servisse ai cristiani per rivedere la propria fede e approfondirla. Perchè davanti all’indifferenza verso la religione non servono più prediche e “lezioni” di catechismo.
Le due generazioni che hanno sostanzialmente perso la fede sono andate a catechismo per almeno sette anni e hanno frequentato l’ora di religione a scuola per almeno tredici anni Si potrebbe dire che non mancavano certo delle basi teoriche. Teoriche, appunto.
Oggi non c’è più bisogno di teorie. C’è un grande bisogno, invece, di persone che si facciano vedere gioiose dell’incontro con Gesù. Non possiamo più parlare di un Gesù teorico. Il Gesù teorico lasciamolo ai teologi. Noi dobbiamo parlare della nostra esperienza personale, del nostro incontro con Gesù, di che cosa significhi per noi la presenza di Gesù nella nostra vita.
Testimoni di un’esperienza vissuta, dunque, e non insegnanti di una teoria. Forse non saranno molti quelli che arriveranno alla fede dopo averci incontrati, ma il problema non è numerico. Il problema restiamo noi, discepoli del Signore.
Quale effettiva esperienza facciamo di Gesù? E questa esperienza è davvero gioiosa? Quando diciamo che bisogna amare poi amiamo realmente? Il nostro modo di vivere diventa sempre più importante nel nostro annuncio del Vangelo. Aver incontrato Gesù e rinnovare questo incontro ogni giorno ci dovrebbe riempire di gioia, una gioia che non possiamo tenere solo per noi.
E allora la fede, che non viene più trasmessa di padre in figlio, sarà trasmessa da collega di lavoro a collega di lavoro, da vicino di casa a vicino di casa. Sarà trasmessa comunque. E, forse, sarà fede più autentica.
don Roberto