17 giugno 2019
Un trafiletto nella rubrica ” Eventi in breve”. E’ lo spazio dedicato dal quotidiano cattolico “Avvenire” all’incontro del gruppo “Santa Maria di Cana”, che, a Palermo, cura da 15 anni un percorso pastorale di sostegno e di formazione per le persone separate e divorziate non risposate e non conviventi, cioè persone che vogliono restare assolutamente fedeli al “sì” pronunciato davanti a Dio e decidono, spesso con sofferenza, di non “rifarsi una vita”. Scelta totalmente evangelica, eppure guardata con un po’ di sufficienza (al di là delle parole di stima dei vari documenti ecclesiastici) anche nel mondo cattolico.
Mi ha impressionato proprio la differenza tra lo spazio dato a questo evento e quello dato ai vari provvedimenti di singoli vescovi e di conferenze episcopali regionali riguardanti la possibilità di dare la Comunione ai divorziati risposati senza che ci sia nessuna rinuncia alla dimensione sessuale nella nuova coppia. E mi è venuto davvero un ulteriore moto di ammirazione per quanti decidono di restare fedeli, con l’aiuto della grazia di Dio, ad un coniuge che non è più fisicamente presente, ma al quale si rimane legati per l’indissolubilità del Sacramento del Matrimonio.
E’ bello sapere dell’esistenza di persone che non credono solo teoricamente agli ideali, ma che si sforzano di realizzarli, con fatica, nella vita di tutti i giorni. Non è forse questo l’Amore che il Signore Gesù ci obbliga (“vi do un comandamento…”) a mettere in pratica? Un ringraziamento grande, dunque, alle persone (e ne conosco non poche) che ci riportano alla grandezza e alla bellezza di un Amore che va oltre, che è estremo, che perdona e che può arrivare a riaccogliere.
Sì, perchè il gruppo “Santa Maria di Cana” ha vissuto la gioia di vedere riconciliarsi nove coppie. Nella nostra fragilità contempliamo l’azione stupenda della grazia di Dio, che sostiene e dà forza, che non viene negata a chi la chiede con umiltà, che aiuta a rimanere fedeli a impegni grandi, presi magari non con piena consapevolezza, ma continuamente alimentati dallo Spirito Santo. Sempre che, allo Spirito Santo, si dia adeguato spazio.
E forse è questo il problema più grave della Chiesa oggi: manchiamo un po’ di fede, risolviamo tutto con strumenti umani, non crediamo fino in fondo alle smisurate possibilità di Dio, che si china su un cuore umile, non solo per usare misericordia, ma anche per dare la forza di combattere la buona battaglia della fede. Il Signore ci dona cose meravigliose e qualche volta un po’ impegnative. Sta a noi accogliere il dono e continuare a considerarlo tale per tutta la vita. Certi di avere a disposizione tutti gli strumenti necessari ( a partire dai Sacramenti) per riuscire nell’impresa della fedeltà.
don Roberto