29 Agosto 2016
Si resta sgomenti davanti a certe tragedie. E il primo pensiero che mi viene riguarda la precarietà della nostra vita. Noi umani siamo sempre portati ad andare oltre, stiamo approntando il primo sbarco di astronauti su Marte, abbiamo riprodotto la vita in laboratorio e fondamentalmente ci crediamo padroni della nostra esistenza, del nostro destino. Programmiamo, progettiamo e crediamo che nessuno possa interferire nei nostri progetti. La morte è una realtà che sappiamo esistere, ma solo in teoria, perchè in pratica la sentiamo lontana, indefinita. Poi il pianeta Terra fa un piccolo sospiro, una piccola smagliatura si produce nella sua parte più esterna ed ecco l’uomo riportato alla sua piccolezza, sogni, progetti, vite spezzati, frantumati nel cuore della notte. L’uomo che è nulla di fronte al potere della natura. E i morti, i feriti, la devastazione ci possono aiutare a pensare alla nostra vita, spesso così frenetica e in cerca di qualcosa a cui ancorarsi. Chi siamo? Non è una domanda oziosa, da lasciare a chi ha tempo da buttar via. Fare i conti con quella realtà che può ghermire da un momento all’altro e che si chiama morte ci può aiutare a vivere con più intensità il tempo che adesso ci è dato e che domani potrebbe non esserci più.Vivere per amare dovrebbe essere un impegno quotidiano. Perchè, alla fine, che cosa resta della nostra vita se non l’amore. E’ il cuore della Sacra Scrittura, è il comandamento di Gesù. Amore condito di umiltà, amore che trova in se stesso la propria ragione di esistere, amore che esiste e resiste sempre e comunque, anche di fronte all’odio, all’ingratitudine. Amore che riesce sempre a manifestarsi nelle piccole cose, in piccole attenzioni quotidiane. Oggi. Adesso. Senza aspettare domani. Perchè domani potremmo già essere davanti a Dio a rendere conto della nostra vita. Cose, queste, che sappiamo bene. Eppure facciamo così fatica a pensarle concrete.E anche questo ennesimo terremoto, con la sua scia di lutti e di dolore, rischia di venire presto archiviato, di diventare un’immagine sempre più sbiadita, un ricordo sempre più sfumato, che scompare nell’affastellarsi dei problemi quotidiani. Senza portare il minimo cambiamento nella nostra vita, senza portare un briciolo d’amore in più. Un altro sospiro della Terra reso inutile dalla nostra insipienza.
don Roberto