23 ottobre 2017
Certe notizie lasciano senza parole.
Nelle scuole della Gran Bretagna si diffonde sempre più l’uso dell’espressione “era comune” o “prima dell’era comune” per sostituire il “prima/dopo Cristo”.
La motivazione ufficiale è la solita: non urtare la sensibilità (e la suscettibilità?) degli appartenenti a religioni non cristiane. E poco importa che i rappresentanti degli Islamici e degli Ebrei abbiano già fatto sapere che non è certo un problema la dicitura “prima/dopo Cristo”.
In realtà dietro certi provvedimenti ci sono i laicisti europei, pieni di livore verso il cristianesimo, accusato di essere l’ispiratore di tutte le nefandezze dell’umanità. Probabilmente con le stesse motivazioni, rivestite sempre di “politicamente corretto, il regista Emilio Sagi si accingeva a togliere dall’opera di Rossini “viaggio a Reims” la parola “croce”, sostituendola con la parola “amore”.
L’opera era in programma al teatro di Barcellona, ma dopo il sanguinoso attentato di agosto il regista non voleva che fosse una provocazione la frase ” simbol di pace e gloria la croce splenderà”.
Si sa: gli islamici sono suscettibili e siccome affollano i teatri dove vengono rappresentate opere liriche…
Ultima in ordine di tempo è la catena di supermercati LIDL, che ha tolto dalla propria pubblicità la croce che faceva bella mostra di sè sul campanile della chiesa di Dolceacqua “per non urtare la suscettibilità dei clienti islamici”.
Che dire?
In un Paese dove il Governo ha dato ordine di ricoprire le statue greche e romane dei Musei Capitolini perchè la loro nudità non scandalizzasse la sensibilità del presidente iraniano Hassan Rouhani ( l’Iran infatti è un Paese molto aperto, dove le donne vengono ancora frustate. Vestite, però!) c’è da aspettarsi di tutto.
In ogni caso sarebbe opportuno che noi cristiani restassimo orgogliosi della nostra fede e dei suoi simboli, senza dimenticare che il miglior servizio che possiamo rendere a Gesù è quello della nostra testimonianza gioiosa e coerente dei valori per i quali Egli si è immolato.
Senza rompere la croce in testa a nessuno, ma incarnandone l’Amore nella nostra vita quotidiana.
don Roberto