26 giugno 2018
Devo ammettere che il Grest mi tira su il morale.
Sarà che stare con i ragazzi e con i giovani è sempre salutare per un uomo attempato come me, sarà che la vivacità dei bambini è sempre contagiosa, sarà che ci si rende conto di quanto sia importante educare sul campo (letteralmente: quello sportivo) e non solo in teoria, senza il contatto diretto con gli “educandi”, sarà come sarà, ma l’oratorio feriale (come si chiamava una volta) costituisce una boccata d’ossigeno per chi ha bisogno di incontrare la Chiesa.
Infatti basterebbe osservare un qualsiasi pomeriggio di Grest per vedere una Chiesa che suda, che si rimbocca le maniche e si sporca le mani, che tenta di educare alla convivenza pacifica, che accoglie tutti e a tutti propone gli insegnamenti di Gesù.
Una Chiesa fatta di bambini, di giovani, di genitori, di nonni, di battezzati, che, ognuno con il suo ruolo, si mettono a disposizione di Gesù.
Ed è bellissimo vedere come le diverse generazioni possano scoprire che si può dare tanto agli altri senza rimpiangere il tempo andato e senza agognare angosciosamente al tempo che sarà.
Il Grest è l’occasione di vivere l’eterno oggi dell’Amore, perchè oggi possiamo amare su questa terra, domani chissà.
E allora avanti con la preghiera, con i giochi, con le attività manuali, con la merenda, con i quiz, con le pulizie.
E allora avanti con gli incontri, con gli sguardi, con i gesti di attenzione, di accoglienza. Anche con qualche piccola rissa per un rigore non dato o un fallo di troppo. Ma è bello, poi, tornare amici come prima.
Ci si chiede scusa e si ricomincia a giocare.
E’ proprio bella, la Chiesa del Grest. Profuma di giovinezza, di fatica gioiosa, di speranza in un futuro migliore.
E’ una Chiesa di comunione, dove il prete, la suora e i laici vivono insieme un’ esaltante esperienza di servizio ai piccoli. E dove i piccoli crescono nell’ideale del rispetto reciproco. Aiuta, il Grest, a sopportare e accogliere con spirito evangelico, tante difficoltà della Chiesa, aiuta ad avere, della Chiesa, un’immagine più vera.
Perchè il Grest fa gustare una Chiesa davvero “di popolo”, dove il Popolo di Dio non è un concetto astratto, oggetto di profondi e spesso sterili dibattiti teologici, ma è realtà viva, fatta di persone concrete, giovani e vecchie, unite tra loro perchè unite a Gesù.
Parafrasando quello che diceva san Francesco Saverio riferendosi ai professori delle università, mi piacerebbe che tutti i teologi e tutti i preti e tutti i vescovi facessero almeno due settimane di Grest ogni anno. Li aiuterebbero, queste due settimane, a capire tante cose.
Forse anche a diventare più umani. E più cristiani.
Ma, nell’attesa di costoro, alla scuola del Grest ci siamo noi. Mettiamoli a frutto gli insegnamenti del Grest. La polvere del campo sportivo ci aiuti a pensare che siamo polvere e non oro, il sudore ci aiuti a pensare che la vita è anche fatica e sacrificio, il sorriso dei bimbi ci aiuti a pensare che dobbiamo regalare al mondo il nostro sorriso.
don Roberto