6 aprile 2020
Inizia la Settimana santa e meditando i racconti evangelici che ci descrivono gli avvenimenti di questi giorni non può non balzare all’occhio la solitudine di Gesù. Il Figlio di Dio è solo.E non si tratta solo di una solitudine fisica. Prima di tutto la sua è una solitudine psicologica.
Gesù è abbandonato, rinnegato, tradito. E non dagli estranei. I membri del Sinedrio, il sommo sacerdote, Pilato, i soldati sono tutti comprimari che fanno il loro “lavoro”, che perseguono il proprio obiettivo negativo: eliminare Gesù. Il loro è un comportamento ovvio, non ci si può aspettare nulla di diverso da loro. Sono, invece, i “suoi” a lasciare solo Gesù. Fin dall’Ultima Cena, piena di incomprensioni. Per arrivare al dormire beatamente, con la pancia piena, nel Getsemani, mentre Gesù chiede insistentemente che veglino con Lui, che lo sostengano con la preghiera nella lotta contro la tentazione di abbandonare il progetto del Padre.
Giuda che tradisce con un bacio il Figlio dell’uomo è solo il vertice di un’indifferenza, di un disinteresse, di un’incomprensione e di un’incredulità che già da tempo erano diffuse trai discepoli. Gesù prova quello che anche noi, prima o poi, proviamo nella vita: il tradimento degli amici, l’incomprensione di chi ci sta accanto, l’essere lasciati soli con i nostri problemi, il nostro bisogno di affetto. E’ l’esperienza umana più tragica, quella della solitudine. Che culmina, per Gesù, con il grido terribile sulla croce: “Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?”. Anche il Padre è lontano, anche il Suo amore non è più sentito.
Quante volte facciamo la stessa esperienza! Quante volte ci sentiamo abbandonati anche da Dio, lasciati soli a combattere proprio nei momenti più difficili. In Gesù Dio si è fatto vicino, ha voluto assaporare il calice amaro della fragilità umana, ha vissuto non solo la sofferenza fisica, ma anche quella psichica e spirituale. Un Dio che si fa compagno di strada, che non rimane estraneo, che diventa empatico, che sente quello che sentiamo noi:questo è Gesù.
Lo seguiamo, in questa settimana. Riconoscendoci deboli, lo sosteniamo con la nostra debolezza. Senza dimenticare che, sempre in perfetta solitudine, Gesù è risorto. E allora scopriamo che, da soli, possiamo vivere anche momenti di esaltante bellezza.
don Roberto