8 marzo 2021
Non voglio fare una trattazione astratta sul tema della sofferenza. Parto dalla sofferenza di ognuno di noi, fisica o psichica o, quasi sempre, fisica e psichica insieme. Se c’è una certezza nella nostra vita, oltre a quella di morire, è proprio quella della sofferenza.
Ogni essere umano, prima o poi, soffre. Ogni essere umano, nella propria vita, affronta momenti di dolore. Che siano malattie o dispiaceri o disagi interiori o delusioni affettive, le sofferenze ci accompagnano, alternandosi a momenti di serenità e di tregua. E’ inutile stare a fingere: della sofferenza faremmo volentieri a meno e spesso dobbiamo aggrapparci alla fede per sopportarla senza soccombere.
Eppure la nostra esperienza ci dice anche un’altra cosa: la sofferenza non sempre è un male. Anzi, spesso porta risvolti positivi nella nostra esistenza, ci permette di capire cose importanti e di cambiare in meglio la nostra vita. A questo punto verrebbe da pensare che, qualche volta, una certa sofferenza ci è stata mandata proprio da Dio, perchè stavamo consumando il nostro tempo in modo sbagliato.
D’altronde San Giovanni Paolo II (che di sofferenza se ne intendeva) ha addirittura scritto, nell’Esortazione apostolica “Salvifici doloris” che qualcuno, misteriosamente, riceve una “vocazione alla sofferenza”. Davanti a questo mistero grande conviene non farsi troppe domande. E’ più utile affrontarlo con tutte le nostre forze, per accoglierlo e combatterlo gestirlo e sublimarlo.
Tutte cose apparentemente contraddittorie, ma che, in realtà, spesso devono convivere. Nella convinzione che tutto, su questa terra, deve essere finalizzato al bene supremo, che è il Paradiso. E lasciando, comunque, uno spazio all’impossibilità di spiegare con le nostre facoltà umane.
don Roberto