12 settembre 2016
Decisamente non è facile fare il sindaco.
Soprattutto se la città che si deve amministrare è la capitale d’Italia, ha sulle spalle millenni di storia ed è ridotta in condizioni pietose a causa di chi l’ha governata (parola grossa e forse impropria) nei decenni precedenti, lasciandola preda di malviventi in guanti bianchi e non, favorendo esclusivamente i soliti noti palazzinari e affaristi.
E poi non dimentichiamoci l’altra sponda del Tevere.
Perchè trovarsi in casa il Papa e tutto l’apparato che lo accompagna è roba da togliere il sonno.
E così i cittadini di Roma hanno voluto dare una svolta eleggendo come Primo Cittadino Virginia Raggi.
Volto pulito, giovane (pare che oggi, in Italia, essere giovani sia sempre una qualità positiva, indipendentemente da chi ne sia in possesso), candidata di una formazione politica talmente nuova da non avere avuto ancora il tempo di fare troppe corbellerie (anche se qualche segnale un po’ inquietante era arrivato dalle vicende legate ai rapporti dei sindaci di Parma e di Livorno con il Movimento di appartenenza e dalle vicende, giudiziarie e non, del sindaco di Quarto), avvocato (quindi, in teoria, esperta di leggi).
Stravinte le elezioni contro un candidato PD messo lì apposta per perdere, ecco la povera ragazza imbarcarsi sulla nave in compagnia di una ciurma eterogenea, fatta di parlamentari, di tecnici, di “esperti” in comunicazioni, molti dei quali segreti ammiratori del mitico comandante Schettino ed ansiosi di imitarne le imprese riguardo alla conduzione della nave stessa.
Risultato finale, per ora: una giunta e uno staff del Sindaco che ogni giorno perdono pezzi a causa di indagini giudiziarie, di bugie dette, di veti incrociati da parte di quell’asilo Mariuccia che ha dimostrato di essere la sezione romana del Movimento 5 Stelle, con gli aspiranti Schettino impegnati allo spasimo a tagliare il ramo sul quale sono seduti.
Il tutto in attesa di governare finalmente Roma, che forse ha bisogno più di persone serie e competenti che di ragazzini litigiosi e vendicativi.
O (apparentemente) ingenui, come il buon Di Maio, che sottovaluta le cose perchè non capisce le mail (se questo è il candidato premier dei 5 Stelle, andiamo bene!).
E che dire della stampa, quasi interamente schierata in un fuoco di fila contro chi non ha risolto in due mesi i problemi che affliggono Roma da vent’anni?
Basterebbe guardare i nomi dei proprietari di molti quotidiani per capire che le novità non sono bene accolte, soprattutto quando rischiano di interrompere l’impressionante flusso di denaro legato alle Olimpiadi e a tutte le costruzioni che ne deriverebbero.
Panorama desolante per chi, come me, ha invece sperato in una svolta vera.
Ma non perdiamoci d’animo, diamo tempo al tempo e continuiamo a credere che il futuro sarà migliore del presente. Forse, prima o poi, spunterà qualche politico capace di fare gli interessi di tutti (quello che, nel Mesozoico, si chiamava “bene comune” e che oggi sembra essere sconosciuto ai più, anche al semplice cittadino che butta i mozziconi per strada e poi, ovviamente, brontola contro l’inquinamento del Pianeta).
Non dobbiamo disperare.
Il coraggio non ci manca ” per poter riderci sopra, per continuare a sperare”, come cantava il mitico Lucio Dalla.
don Roberto